PAOLO SPACCAMONTI, Nel Torbido
Il modo di suonare di Paolo Spaccamonti riesce sempre a portarci in altri luoghi, lontani o straordinariamente vicini, racconta storie senza parole, sa dipingere linee e segni che si perdono contro l’orizzonte o che si accucciano ai nostri piedi: il nuovo disco è uno straordinario esempio di tutto ciò. Del rapporto del chitarrista torinese con il cinema si è parlato a più riprese, ma le sue colonne sonore o le collaborazioni con il Museo Nazionale del Cinema costituiscono solo sparuti indizi sull’essenza delle sue composizioni ed esecuzioni: la musica di Spaccamonti è già cinema in sé, è il classico film senza immagini, una pellicola che sembra scorrere senza un inizio e senza una fine. In questo suo ultimo lavoro Paolo sembra rifarsi – per sua stessa ammissione – alla circolarità del suono di William Basinski, pur sintetizzandone brillantemente gli esiti, quasi riuscisse a catturare brevi frammenti di qualcosa che ci scorre intorno e che aspetti solo di essere fissata su disco. Lo stile è sempre il suo, nitido e riconoscibile, frutto di una capacità di tenere assieme melodia e rumore, sonorità abrasive e una dolcezza che non risulta mai stucchevole, camuffata da un’attenta manipolazione del suono. Sei brani per poco meno di mezz’ora, un cameo di Julia Kent e poi Dario Bruna alla batteria e i fiati di Enrico Gabrielli: Nel Torbido è anche la prima uscita dell’etichetta di Spaccamonti, Liza, che speriamo tiri fuori tante altre belle colonne sonore per le nostre inutili esistenze.