PAINTED WOLVES, Painted Wolves
I Painted Wolves vengono dalla Svezia e sono composti da membri di Anchor, Death Is Not Glamorous, Dead Vows, 8 Days Of Nothing e The Smackdown, quindi si potrebbe parlare quasi di una all-star band di scuola scandinava, provenienza geografica che ne influenza anche il sound con il tipico mood oscuro che permea la scrittura. Giri di basso in bella vista e chitarre dissonanti, voce urlata, parti rallentate e, in generale, una proposta ricca di groove sono le caratteristiche principali di questo lavoro che non cambia le carte in tavola, ma si lascia ascoltare con piacere e offre un buon giro di giostra sulle montagne russe del genere. I momenti migliori si hanno quando le chitarre cominciano a stridere e si lasciano andare a un approccio più noisy, il che dona personalità e mordente ai brani come nell’interessante “Necklace”, uno dei momenti che si imprimono in mente e lasciano il segno. Decisamente interessante anche la conclusiva “Serve The Serpent”, che bilancia melodia e pesantezza, luci e ombre, e si concede un finale dilatato in cui note e fruscii, feedback e rumore bianco si sovrappongono e stratificano a chiudere l’album nel migliore dei modi. Alla luce delle sei tracce, i Painted Wolves si dimostrano perciò una formazione con buoni spazi di manovra per costruire un proprio suono e una formula in grado di staccarsi dai cliché del genere. Da tenere d’occhio.