PAINKILLER, Execution Ground
I primi due album (Guts Of A Virgin e Buried Secrets) uscirono per la Earache (a proposito: a quando una pubblicazione esclusivamente dedicata all’incredibile storia dell’etichetta inglese?). Di questo, nel 1994, si prese cura con la sua Subharmonic lo stesso Bill Laswell, bassista dei Painkiller, trio formato assieme a Mick Harris a batteria, samples e voce (Napalm Death, Scorn e via elencando) e a sua ubiquità John Zorn (sax e voce). A chi ha una certa età non devo stare a spiegare di chi stiamo parlando, praticamente oltre trent’anni di carriera a testa non glieli toglie nessuno, di certo con alti e bassi (viste le numerose pubblicazioni e i progetti portati avanti, anche in solitaria), ma rimane necessario inquadrarli un minimo, giusto per far comprendere ai lettori meno informati chi sono stati e cosa hanno fatto di tanto importante. In sintesi: senza Laswell non avreste tante commistioni stilistiche e tanto dub, senza Harris il metal sarebbe rimasto solo una scatola vuota piena di bei ricordi adolescenziali e senza Zorn in tanti non si sarebbero (forse) mai avvicinati alle musiche di ricerca. Magari troppo tranchant come lettura, ma più o meno siamo lì… Execution Ground di fatto è la loro ultima collaborazione più corposa (anni dopo usciranno raccolte e live) e rimane, a distanza di ormai ventidue anni, un “Moloch” non da poco, tra iperboliche passeggiate impro-noise intrise di isteria, ad esempio “Parish Of Tama (Ossuary Dub)”, che verso la fine assomigliano sempre più a un elefante sfiancato che ondeggia malamente per strada, lunghi blob sonori sempre tra impro-rock e asperità funk (“Morning Of Balachaturdasi”) e una serie di remix allucinati e sfiancanti nel secondo lp, tanto per tramortire definitivamente l’ascoltatore più masochista. Coi primi due questo completa l’opera, sempre che non abbiate già tutto… Non serve aggiungere altro.