PACT INFERNAL, Infernality
Abbiamo già parlato del misterioso (per adesso) progetto Pact Infernal. Dopo un paio di ep e di remix fatti fare a quelli bravi, ecco qua l’esordio sulla lunga distanza, ancora su Horo. I pregi sono sempre gli stessi: ottimo artwork, ottimo suono, ottimo “marketing mix” (si esibiranno per la prima volta dal vivo all’Atonal di quest’anno, dunque aggiungerei ottimo PR). Hanno però bisogno di sbagliare di più.
I Pact Infernal percorrono strade conosciute, dritte e asfaltate alla perfezione: tribalismi, basse frequenze dense, atmosfere cupe. Guidano bene, tengono la destra, fanno pochi sorpassi e non superano alcun limite di velocità. Tutto l’album sembra una serie di declinazioni digitali – pronte per qualche videogame – di “Splintered In Her Head” dei Cure: lo stile percussivo è lo stesso e torna in molte tracce un suono acuto e terrificante pressoché identico a quello che all’epoca Smith, insolitamente, ottenne con un’armonica, tanto che ho pensato a un campionamento vero e proprio. Da un lato abbiamo gente del 2017 con un sacco di tecnologia e risorse a disposizione, dall’altro tre ragazzi immaginari del 1981, con mezzi ridotti all’osso e non troppa perizia, ma con molta urgenza espressiva e un pizzico di genio. Io so già adesso cosa riascolterò nei prossimi anni.