OXBOW, Love’s Holiday
Aspettarsi un nuovo King Of The Jews sarebbe stato forse un po’ ingenuo, ma visti i risultati dell’ultimo Thin Black Duke c’era la speranza che nella fase crepuscolare della carriera gli Oxbow mantenessero un sano rigore che li salvasse da una fine dozzinale. Effettivamente, “Dead Ahead” e “Icy White & Crystalline” vanno in questa direzione e l’impressione iniziale è quella che Robinson e company abbiano ripreso in mano la materia noise-blues: poi di colpo “Lovely Murk” rallenta in una ballata post-rock, tutta soul e archi, che detta la linea per il resto di Love’s Holiday, che non si riprende più. Il disco plana tra soluzioni chiaroscurali, ora più ritmate (“1000 Hours”) ora più teatrali (“All Gone,” epicentro drammatico), ora arzigogolate (“Million Dollar Weekend”) e solo “The Night The Room Started Burning” e “The Second Talk” perturbano una discesa verso territori morbidi e soporiferi. Certo, quanto sono bravi Robinson e Wenner, ce lo potremmo stare a raccontare per ore, ma servirebbe solo a distogliere l’attenzione dalla noia di Love’s Holiday.