ORTHODOX, Supreme
Non so se solo io mi ricordo di quanto si parlasse degli Orthodox (Siviglia, Spagna) più o meno dieci anni fa. Era l’epoca di Amanecer En Puerta Oscura, che usciva sia per Alone Records (sempre Spagna), sia per la Southern Lord, inevitabilmente affascinata da una band che combinava doom metal con jazz e altro ancora. Attenzione, perché in Supreme le cose sono in parte cambiate, anzitutto perché il trio ha perso il chitarrista e ha chiamato qui il sassofonista Achilleas ‘Akipo’ Polychronidis del duo Skullfuck (sentitevi Fireflies And Mosquitoes sulla Raw Tonk di Colin Webster). Abbiamo Serrato (basso, niente voce stavolta) e Díaz (batteria) a fare massa, soprattutto il primo, lento e densissimo, con tutto che anche la violenza dei colpi del secondo si lascia apprezzare. Akipo, dal canto suo, fa il Brötzmann della situazione (prendete col beneficio del dubbio i miei paragoni jazzistici), consegnando una mitragliatrice al Golem che Díaz e Serrato hanno messo al suo servizio. Una sola traccia, trentasei minuti per niente facili da gestire, ma molto soddisfacenti una volta che ci si sintonizza.
P.S.: l’artwork è di Denis Forkas Kostromitin. Non è la prima volta che Utech lo ingaggia, quindi doppiamente stupido io a non parlarne nell’intervista all’etichetta. Credo si capisca il perché.