ORGHANON, Figures In Slow Motion
Sergio Calzoni, quasi quarantenne, è stato la guida degli Alma Mater e degli Act Noir, poi ha iniziato a lavorare insieme a Gianni Pedretti in Colloquio, portandone il sound a un nuovo livello. È una sorta di Alan Wilder italiano, perché è capace di produrre un’elettronica molto levigata, ma scura, scontornandola quando vuole giungere più sognante all’orecchio, e perché non cerca mai la soluzione scontata, riuscendo al contempo a non essere troppo cerebrale. In altre parole, sa (quasi, sono sincero) bilanciare asetticità e sporcature, difficile e facile, a seconda di quello che gli suggerisce l’ispirazione. In tempi di “lo-fi/confuso per principio” o di “analogico per principio” è una mosca bianca (o pecora nera), ma sarebbe un peccato ignorare per questo Figures In Slow Motion, che è il suo primo disco solista (a nome Orghanon), dato che a questa specie di ambient/trip hop fuori dal tempo manca davvero poco o nulla. Dopo tanti anni, ormai, non è cambiato, ma – con assoluta calma e serenità, senza l’iperattività inconcludente di tanti altri – è diventato migliore. Figures In Slow Motion è un’immersione totale all’interno di un mondo (acquatico? Buio?) a sé stante, nel quale immagini solo apparentemente familiari catturano la nostra attenzione e ci distolgono da tutti gli altri pensieri, che progressivamente vengono trascinati via, alla deriva. In alcuni frangenti, all’improvviso, un nuovo movimento o una nuova creatura tocca la corda della meraviglia, oppure quella della malinconia (il piano di “Hiatus”, una sofferenza autentica), mentre il viaggio prosegue sotto la spinta di bassi profondi. Superiore, ma non so se sia il suo momento storico. Io, comunque, sto con lui.
Tracklist
01. Gone
02. Memento
03. Ultra
04. Far
05. Unveil
06. Etere
07. Transient
08. Infra
09. Hiatus
10. Nilsko