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ORGAN, Eterno

eterno

Eterno è il titolo del nuovo lavoro degli Organ, formazione – nata dalle ceneri dei Tears|Before – già fattasi notare a fine 2015 col debutto Tetro, merito di una proposta che parte dal doom e lo traghetta in un universo onirico caratterizzato da suoni espansi e dense atmosfere rituali, quasi liturgiche tanto forte è l’impressione di trovarsi all’interno di una chiesa medievale.

I tre lunghi brani strumentali di Eterno (quasi mezzora di musica in totale) non fanno rimpiangere la decisione di lasciare da parte le vocals e riescono ad evocare perfettamente un mood oscuro e ieratico ma non per questo monotono, grazie a un suono pachidermico ma non immobile, a tratti psichedelico nel suo apparente perdersi dietro a spirali di fumo che salgono verso il soffitto e avvolgono l’ascoltatore.
La scrittura procede per stratificazioni tra riff monolitici e melodie livide che per la loro aura severa finiscono appunto per ricordare il suono di un organo, a tratti doloroso nella sua solennità e restio a qualsiasi alleggerimento di sorta. Comunque non bisogna pensare a un disco asfittico, difficile da seguire fino in fondo, perché gli Organ sanno come rendere il viaggio interessante, forti di una preparazione tecnica invidiabile e di suoni all’altezza, fattori che concorrono a donare profondità alle composizioni: nella conclusiva “Decadence”, ad esempio, sembra a un tratto farsi largo uno spiraglio di luce, con la linea melodica che passa in primo piano fino a sovrastare la spessa coltre di bassi, pur senza stravolgere l’umore generale di un lavoro che non apre mai davvero le finestre e lascia sempre ben distante il calore del Sole.

Questo degli Organ è un album notturno, da ascoltare nel buio per amplificare il suo effetto e assaporare bene i risultati della ricerca sonora di una band che si prende i suoi tempi ma sembra avere ben chiara la strada da seguire.