ONGON, Quando Torni Piccola Ti Insegno A Fare Le Capriole
Antonio Bertoni ha utilizzato per la prima volta l’alias Ongon nel 2018 per l’album Exuvia, edito dalla personale Loup Editions, presentandolo così: “Ongon è un importante strumento sciamanico abitato da spiriti. Un oggetto magico antropomorfo, dai tratti più o meno realistici, che allo stesso tempo attrae e contiene spiriti. Un feticcio. Allo stesso modo alcune tradizioni, melodie, ritmi, suoni e strumenti attraggono energie speciali”.
Come un dono raro Ongon porta nella sua musica una fragranza di energia positiva e forza primordiale contagiosa con asse portante l’uso originale del suo inseparabile guimbri, basso a tre corde della tradizione Gnawa, che amalgama in modo unico la percussione della pelle al timbro delle corde di budello. Da quel primo album Ongon ha sempre perseguito una musica senza confini con due legami forti e costanti: la tradizione custodita e tramandata dalle Confraternite Gnawa del Nord Africa e una ricerca rigorosa sul battito, sul ritmo, supportata da studi etnomusicologici come dalle incisioni sul campo del catalogo Ocora-Radio France, etichetta fondata nel 1959 e dedicata alle musiche tradizionali del mondo.
Oltre ad aver trovato un titolo fantastico, Bertoni ha raggiunto, per intensità e godibilità, un risultato sorprendente con tutti e quattro questi lunghi movimenti: elettronica, campioni, chitarre elettriche, synth e naturalmente il fido guimbri sono qui in totale sintonia. Se il Don Cherry periodo Brown Rice sembra essere uno dei punti di riferimento, vedi l’incipit del terzo pezzo “Danza Yokai”, la trance dionisiaca che attraversa le danze pulsanti di Quando Torni Piccola Ti Insegno A Fare Le Capriole è ad un livello di qualità timbrica – oltre che ritmica – sbalorditiva, a partire dall’incipit “Danza Amadinda”, techno tribale più tromba sintetica à la Andy Diagram, geniale leader di Spaceheads, battiti frenetici e un’irrefrenabile voglia di rave fra Battles e Terry Riley sotto anfetamina. Con il secondo pezzo “Danza Diwan” Bertoni si prende decisamente il ruolo di Maleem, Maestro di Cerimonia della sua personale confraternita, per accompagnare noi fedeli/ascoltatori in un glorioso quanto inebriante viaggio mistico. Di “Danza Dokai” abbiamo detto ed è una vera perla di suono rotonda e lucente, mentre l’epilogo “Danza Bastet” sale piano trasformandosi presto in una corsa a perdifiato, un inno acido, il sospiro di una voce, sciabolate di chitarre filtrate, brivido finale.
Disco registrato ai Loup Studio, con Antonio Bertoni è al guimbri, sintetizzatori, drum machines, piano elettrico, nastri, chitarre. Mastering di Stephan Mathieu. Di Bertoni pre-Ongon è da ascoltare l’album del 2016 Terre Occidentali, corriere di una ricerca extraordinaire riguardo l’utilizzo del violoncello-preparato, file under Art Brut, ma per saperne di più rispetto al percorso personale di Antonio, collaborazioni c’è l’intervista del maggio 2021!