ONEOHTRIX POINT NEVER, Garden Of Delete
L’approccio e le opinioni di un ventenne sarebbero profondamente diversi dalle mie. Mi spiego meglio: Garden Of Delete è davvero come un giardino immaginario a forma d’hard disk, dove sono sepolti vecchi file/ricordi che a un certo punto si animano come zombie e camminano in una paradossale danza spastica (chissà perché… ma tornano alla mente le immagini di John Landis per Michael Jackson). Uno con la metà dei miei anni, quindi, si gaserebbe all’ascolto di pezzi come “Ezra” e “I Bite Through It”, quest’ultimo sorta di pop sparatutto che si fa gioco di melodia e ritmiche provando a dare nuova linfa a sonorità che sembrano provenire da una console collegata a un mega-schermo. Daniel Lopatin ricorda sempre più un demiurgo del suono che gioca come un burattinaio con elettroniche cheap, atmosfere quasi heavy metal e computer music: l’apice si tocca nella programmatica e complessa “Mutant Standard” e c’è da credere che questo lavoro sia appunto la summa del discorso che l’americano porta avanti ormai da anni. C’era stato un tempo nel quale la botta Ottanta era ancora più evidente, penso ai progetti laterali Ford & Lopatin, compresa la liaison artistica con Laurel Halo nella meteora Games (a proposito, ma che fine ha fatto la ragazza?). Se ne trovano di affinità in “Child Of Rage”, ma il suo chiodo fisso rimane anzitutto quello di dare forte appeal a una paradossale muzak rancida (non siamo però ai livelli di James Ferraro) e melodica da sdilinquimento: prendiamo il singolo “Sticky Drama” (notevole il videoclip, girato da un improbabile Harmony Korine ossessionato da horror e steampunk, con quelle immagini piene di figure camp à la Mad Max). Non dimentichiamo poi la neanche tanto velata passione per l’hip hop (la strana nenia in vocoder di “No Good”) e gli score fatti in casa nostra (i fantasmi gobliniani di “Freaky Eyes”).
Questo, a conti fatti, non è un disco che si ascolta con facilità, un po’ dovete flirtare con la dissociazione e amare in modo incondizionato il mondo digitale che ci circonda. Insomma bisogna essere disposti ad accettare di perdersi in traiettorie che magari risultano lontane e distopiche (troppa “coscienza” non fa bene). Un ventenne, intanto, se lo sta sparando in cuffia fino a farsi sanguinare le orecchie.
Tracklist
01. Intro
02. Ezra
03. ECCOJAMC1
04. Sticky Drama
05. SDFK
06. Mutant Standard
07. Child Of Rage
08. Animals
09. I Bite Through It
10. Freaky Eyes
11. Lift
12. No Good