OMRI ZIEGELE TOMORROW TRIO, All Those Yesterdays
“Con gli ensemble larghi, il cuore della faccenda è l’architettura che costruisci insieme. Ha meno a che fare con il solo, ma con il contribuire all’insieme. Ma sin dai miei primi passi come musicista mi è sempre piaciuto suonare in gruppi ristretti e senza strumenti armonici. Mi piace scrivere per questo tipo di band e godere della libertà che ne deriva”: così Omri Ziegele, sassofonista (qui all’alto) svizzero di origine israeliana, leader del nonetto Billiger Bauer, in pista dal 1996 e pure artefice di due trio che già nel nome racchiudono un programma, Noisy Minority e Where’s Africa. Gode lui della libertà e gioiamo noi all’ascolto di questo scintillante lavoro a nome Tomorrow Trio, con l’olandese volante Han Bennink alla batteria e il contrabbassista svizzero Christian Weber.
“Ho suonato questo domani” dicevano i beboppers, ricorda Ziegele, e poi: “La musica è più avanti di quanto non sia in questo momento, si genera da sola”. Tomorrow Trio è un nome che funge da statement in questi tempi scuri, abissali e inabissati, perché la musica dice un Sì maiuscolo a tutto, nella visione del leader. All Those Yesterdays è un rosario di sei perle eleganti, antiche e musicalissime, tra dediche ad Ornette (“O. My God”, con un magnifico inserto spoken word, con un frammento da W. B. Yeats) e un mood tra Archie Shepp e un’improvvisazione libera e selvatica che pesca nelle acque torbide profonde di un blues sghembo e ossuto. Una musica nuda, minimale, caratterizzata dal drive lieve e inesorabile della sezione ritmica e dalla pronuncia limpida del sassofono, che sa essere lirico, comico, ritmico, acrobatico, perfettamente assecondato in ogni movenza da contrabbasso e batteria essenziali, mobili e parlanti, capaci di spostare le sedie da sotto il naso quando ti ci stai per sedere, di nascondere un elefante in una cristalliera, di far traslocare lo swing senza rompere nemmeno un piatto, di portare un po’ di sana, benedetta, euforica, infantile sfrontatezza in una casa tutta merletti e rococò. Sei tracce, tra astrazione, invenzione, devozione alla materia e benvenuto, necessario spirito dissacrante, capaci di guardare alla sorgente del grande fiume del jazz per disegnare sulle nostre audiomappe nuove vie per sfociare in mare: quarantasette minuti in cui nemmeno un secondo suona scontato o di troppo. Ennesimo centro pieno per Intakt.