Ogni mese un pezzo di Tim Holehouse: i giorni bui di ottobre
Dark days dark days, dark days come again
Looking from the Outside
The ship is steady as a rock
Inside a stormy sea I need
A little pick me up, I need a little pick me up.
I can’t move an ocean
And I can’t shine a light
But a glow comes in
Maybe once or twice.
Giorni scuri arrembanti e disperati quelli di un ottobre con Tim Holehouse.
Parole, chitarra e batterie scagliate con violenza, come gocce di pioggia pungenti e gelide.
La voce un rantolo sempre più disperato. Sembra che il suo cantautorato rock si stia unendo a qualcosa di più prettamente pesante e mobile, quasi un incrocio fra dello stoner rock suonato con il cuore del midwest emo, con ad uscirne ancor una voltà una personalità tormentata. Ci accorgiamo di come fruire della sua musica un giorno al mese possa trasformare una brutta giornata, un momento di rabbia o di malumore in una fase particolarmente pregna e pesante, cupa e plumbea. Qua gli schiaffi partono subito dall’inizio, non c’è quindi la ricerca di un effetto sorpresa, è la stronza vita che a tratti ci presenta il conto in una di quelle giornate alle quali dobbiamo sopravvivere in qualche modo, anche se sembriamo tremolanti come una barca nella tempesta. E quindi giù, del resto non sono nemmeno tre minuti ed un po’ di scorza ce la siamo fatta crescere in mesi di cammino ed in anni di sacrificio. Non ci fermeremo di certo qui, ne usciremo probabilmente bagnati ed a mezzo servizio, ma novembre è lontano e per Tim Holehouse non è ancora tempo di fermarsi.