Ogni mese un pezzo di Tim Holehouse: ad aprile è il turno di “Turn”
“Turn” sembra calato in una di quelle gite fuori porta fatte nonostante la situazione non sia delle più idilliache. Mettiamo possa essere Brighton, i rapporti non filano più lisci come nell’entusiasmo iniziale ma ci si prova, dandoci quelle ore mano nella mano sul bagniasciuga, quando si tenta di ritrovarsi nello sguardo dell’altra. Ma poco male, ci si può anche soltanto sentire, guardando la marea e trovando un equilibrio che per un mese, o forse solo tre minuti, chissà, ci riporti ad un’insieme. Si deve farlo, l’anno è appena iniziato, le stagioni si aprono e camminando insieme forse riusciremo a ritrovare noi stessi in una primavera fredda, ma che nonostante tutto e tutti fiorisce, ed anche se gli anni passano siamo sempre qui, giri sotto che sembrano folk da osteria, la giusta rabbia ed il giusto orgoglio, a superare un’altra alta marea.
Torniamo a casa, asciughiamoci mettendo via tutto, la voce verrà, gli strumenti filano tra macchie d’olio ed abiti sdruciti, unendo la parti più intime sotto scorze invernali che dovranno essere smesse.
These April showers won’t last forever
We can come home and dry off the rain
So we turn and face the tide
Your being a fool I heard her say
Your ridiculous in so many way
But that’s why I love you anyway
Like the changing of the seasons
Like the tides of the sea
Ever moving, ever turning
You are hear with me