OBAKE, Draugr

Qualche tempo fa gli Obake ci avevano offerto la possibilità di sbirciare in studio per carpire qualche indiscrezione sull’album cui stavano lavorando, un’opportunità che avevamo colto al volo e che ci aveva incuriosito non poco circa quella che sarebbe stata la direzione intrapresa dalla creatura mutante composta da Eraldo Bernocchi, Lorenzo Esposito Fornasari, Colin Edwin e Jacopo Pierazzuoli. Oggi, finalmente, abbiamo la possibilità di ascoltare il risultato finale di tutto, un disco che conferma la qualità del progetto e offre nuovi spunti al già ricco menù, del resto – come ci avevano già riferito gli stessi Obake – non avrebbe avuto senso reiterare ad libitum una formula che per sua stessa natura si pone come obbiettivo quello di sperimentare con le contaminazioni al fine di creare un linguaggio dinamico e sempre diverso. Se, quindi, da una parte è ormai evidente il tocco di una band che è riuscita a costruire una propria modalità espressiva ben definita e si compone di musicisti di prima grandezza, dall’altra questi si dimostrano in grado di rimescolare le carte e apportare importanti aggiustamenti al proprio suono, a cominciare dalla voce di Fornasari, autore di una prestazione superiore, per l’invidiabile capacità di unire differenti timbri vocali e di colpire nel segno sia nei momenti più aggressivi, sia nelle aperture dal forte taglio atmosferico/emotivo di cui gli Obake sono maestri. La cosa che più colpisce è il fatto che gli Obake stiano maggiormente attenti alla forma canzone, con brani più diretti e capaci di imprimersi in mente, anche se hanno ancora voglia di cercare soluzioni non scontate e giocare con i suoni. In fondo, quando si è al cospetto di una simile formazione, che può contare sulla chitarra di Bernocchi e su di una sezione ritmica mostruosa composta dall’accoppiata Edwin/Pierazzuoli, appare davvero facile lasciarsi andare per divertirsi lungo lo spartito. “Incineration Of Sorrows” è il perfetto esempio di questa tendenza a costruire brani potenti e incisivi in cui l’anima metal e quella sperimentale si mescolano e si fondono in un unicum dall’appeal irresistibile con addirittura il ripetersi di ciò che si potrebbe senza troppi timori un vero e proprio coro. Draugr non si fa mancare neanche aperture all’estremismo sonoro con alcune accelerazioni telluriche per costruire un mood agro-dolce all’interno di brani come “Hellfaced” o “Appeasing The Apparition”, senza per questo snaturare mai del tutto la propria personalità o rinunciare ad una cura dei particolari che fa di questo disco un ascolto a dir poco appagante in ogni suo aspetto. Ciò che manca è la patinatura, quella voglia di ammorbidire a tutti i costi per rendere il tutto innocuo e amichevole, perché Obake resta un demone che non cerca il favore dell’ascoltatore distratto, ma vuole adepti consapevoli e dotati dei giusti attributi. Sfida lanciata, ora sta al pubblico accettarla o rifugiarsi in qualcosa di più rassicurante/usuale.

Tracklist

01. Cold Facts
02. Incineration Of Sorrows
03. Hellfaced
04. The Augur
05. Appeasing The Apparition
06. Serving The Alibi
07. Cloud Of Liars
08. Immutable
09. Draugr
10. Draugr (Leon Switch Remix)