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Nuove geografie elettroniche: HTT1 e Bob Meanza

Scomparso nell’estate del 2021, il trombettista, compositore e sperimentatore statunitense Jon Hassell continua a gettare la propria ombra ingombrante, la propria inesauribile influenza sulle musiche meno catalogabili e più particolari e contaminate del contemporaneo panorama sonico. Non si tratta, soltanto, di un influsso prettamente musicale, ma di un’attitudine all’esplorazione avventurosa di terreni sonori sempre differenti e spesso anche apparentemente inconciliabili, e alla fusione di tradizioni eterogenee. Si tratta, insomma ,di un approccio che sta tra la ricerca e la più pura pratica visionaria, e che, nel corso del tempo, ha trovato piena realizzazione in numerose occasioni, ora più estemporanee (come i Konono Nº1), ora più volute (il lavoro dell’etichetta italiana ArteTetra). Tra queste possibili infiltrazioni reciproche fra natura e tecnologia s’inseriscono anche due album usciti nel corso di questo 2022 che sta volgendo al termine. Si tratta, in entrambi i casi, di produzioni italiane che coinvolgono artisti già noti e apprezzati dagli ascoltatori più attenti. L’esordio del progetto HTT1, infatti, vede in cabina di mastering e missaggio Deda aka Katzuma, mentre Quandary è la coronazione di un percorso, quello del poli-strumentista e produttore Bob Meanza (nome d’arte di Michele Pedrazzi), che riesce a contenere tanto l’hard-rock intellettuale dei Toxydoll quanto le astratte sperimentazioni tra noise e minimalismo della collaborazione con il duo russo ASTMA. Procediamo però con ordine.

Detriti Digitali, uscito in cassetta (già sold-out) e digitale per Spalato Wyale, label che nel giro di un paio di anni ha saputo ritagliarsi un suo spazio nel panorama discografico delle cose hip-hop (o a esso collegate) più strambe, è uno strano oggetto sonico: neanche trenta minuti in cui convivono percussioni jazz ed effetti dub, una sampledelia scheletrica e gli esotismi indefiniti tipici della library-music, vecchi sintetizzatori polverosi e colonne sonore di videogiochi arcade. Se Hassell, insomma, teorizzava l’esistenza di un Quarto Mondo, questo debutto, come già preannuncia il titolo, ne recupera gli scarti, i detriti appunto, in un’opera di ironica e sorprendente catalogazione.

Quandary (secondo album solista dell’artista multimediale Bob Meanza), invece, disegna sin da subito nuovi potenziali approdi per un virtuosismo (non solo) elettronico: il torrenziale ambient synthetico di “Seeasaw-Quiet Summons”, l’incrocio tra le atmosfere digitali e il calore delle percussioni reali nella delicata “Flutter River”, l’incalzante incedere di una “Sunshine” che condivide gli stessi orizzonti di psichedelia contemporanea dei Darkside di Nicolas Jaar. Ma Quandary è anche un disco in cui la componente avant, predominante e orientata principalmente verso kosmische (l’iniziale “Grasshopper”) e drone music (la conclusiva “Unreadable Scroll”), risulta più accessibile, più pop(ular), grazie a intuizioni melodiche straordinariamente efficaci e immediate, come dimostra l’ottima “Reveal”, versione dilatata ed espansa dei Dumbo Gets Mad più spaziali e memorabili.