NORTHLESS, Valley Of Lead
Ci siamo occupati dei Northless di recente, in occasione del loro split con i Light Bearer. Li ritroviamo ora con tre brani che provengono dalle stesse sessioni in studio e nascono per celebrare i cinque anni di attività della band di Milwaukee. La prima traccia, che dà anche il titolo al lavoro, si palesa sotto forma di ballata accompagnata dalle vocals sofferte e corpose del batterista John Gleisner e mostra un marcato piglio desertico, colpendo nel segno grazie a una contagiosa vena malinconica. Per molti aspetti una sorpresa se paragonata ai momenti più rabbiosi e densi di oscurità, ma anche un chiaro segno di come ai Northless non piaccia per nulla relegarsi all’interno di gabbie di genere o cadere nella prevedibilità. Sul finale la voce torna a sapere di carta abrasiva e livore, gli strumenti si saturano e il suono finisce per immergersi in un mare di feedback e distorsione, niente male davvero come apertura di un’uscita che riesce a condensare in sole tre composizioni l’enorme spettro sonoro che i Northless sono in grado di coprire. Il secondo brano è più in linea con quanto ci si sarebbe aspettato e comunque mostra punti di contatto con Clandestine Abuse, riff ricchi di groove per un postcore slabbrato e melmoso, a tratti dissonante pur se mai completamente dimentico della melodia, magari messa in sottofondo, però sempre parte importante dell’universo della band. La chiusura è affidata a una cover dei Jesus Lizard, niente meno che “Elegy”, di cui viene offerta una versione perfettamente allineata alla produzione dei Northless, con il crescendo finale trasfigurato in un clangore metallico che sopperisce all’ineguagliabile vena lunatica dell’originale, fosse altro per l’oggettiva differenza nell’approccio vocale. A conti fatti, Valley Of Lead non fa che aumentare attesa e curiosità per una nuova release più corposa e fornisce un ulteriore antipasto ad hoc. A questo punto, però, si porti in tavola senza indugi.