NOBODY AKA WILLIS EARL BEAL, Black Volume 1

Nessuno nasce a South-side Chicago (IL) forse nel 1983, ma chi è realmente Nobody aka Willis Earl Beal?  Oltre alle vicissitudini di una vita complicata, da mancato black-marine soldier a black-homeless per le strade di Albuquerque (Nuovo Messico) è stato un attimo! In verità è un artista dotato di un talento tanto smisurato quanto innovativo: la sua voce, la qualità del songwriting, una presenza scenica carismatica. Nobody ha esordito nel 2012 con Acousmatic Sorcery e sembra cercare con perseveranza la dissipazione: nemmeno la presenza (non mi meraviglierebbe a-sua-insaputa) in due score importanti come “The Breakfast Club” e “Bleed for me” ne ha mutato la sorte di perenne outsider. Poi, per nostra fortuna, con intervalli irregolari, si libera dai suoi demoni per regalarci diamanti grezzi come queste cinque canzoni/poemi/poesie dal nuovo “Black Volume1”, che lui stesso introduce così: dovrei essere “Io” ma prima ancora sono black. Ho cercato di essere più-che-nero ma o non sono abbastanza nero per i neri o questo è tutto ciò che sono per i bianchi, quindi questo disco riguarda la mia crisi di identità permanente e la frustrazione per la razza ed il mio volontario allontanamento dagli stereotipi. Da “Prologue” a “Forever” passando per “Ditch”, “Black” e “Bikes” si accede all’inusitato, lussureggiante, Poetico e Politico mondo sonoro di una voce unica impreziosita da una scrittura così significativa da fare piazza pulita da mille cazzate che girano anche nella nostra bolla. Un tempo Willis Earl Beal sarebbe stato un eroe dell’Altra America, oggi è una voce isolata ma proprio per questo da ascoltare, condividere e supportare.

Due postille: sono meno di venti minuti di musica, ma fra lp ed ep fisici e pubblicazioni su Bandcamp ci sono ore e ore di registrazioni da ascoltare, un vero tesoro da cogliere. Nel 2017 Nobody venne a Roma per un concerto al quartiere Pigneto nel valoroso Circolo Arci Fanfulla per un concerto gratuito d’intensità e coraggio sbalorditivo vieppiù tirando fuori in quel contesto una voce stentorea: un beatbox, lui in piedi in instabile equilibrio su una sediola, il microfono a filo in una mano nell’altra una frusta con cui colpiva una lastra di metallo sistemata a terra salmodiando, fra un pezzo e l’altro, “My music is boring, my music is boring!” No, Mr. Willis Earl Beal, la tua musica è meraviglia assoluta!