NOAM BLEEN, Noam Bleen Ep
Ep di debutto per questo trio proveniente da Macomer, Sardegna, che cita tra le proprie influenze Beatles (!), Helmet e Failure. Se l’influsso dei quattro di Liverpool è valido più o meno per tutta la musica prodotta in Occidente negli ultimi cinquant’anni, quelli degli altri nomi tirati in ballo sono ben più evidenti e aiutano a individuare il contesto in cui si muovono i tre sardi: un post-hardcore fortemente rivolto verso gli anni Novanta. In questi sette brani, per poco più di 25 minuti, sembra di tornare a respirare la stessa aria dei dischi dei Quicksand o dei primi Tool. Di loro, i Noam Bleen ci mettono impegno, energia, ottime canzoni, soluzioni sonore non scontate, e un suono davvero curato, risultando del tutto credibili.
Se l’iniziale “Underplay” gioca forte su di una melodia diretta e potente, tanto da sembrare uscita dal primo disco dei Rival Schools, gli altri pezzi sono più complessi e strutturati, e le ritmiche più elaborate. Da segnalare l’ottima prestazione di Antonio Baragone alla chitarra e alla voce, forte di un timbro personale e una bella pronuncia inglese, cosa quest’ultima non sempre scontata nei dischi italiani. Gli unici difetti, forse, sono costituiti dall’eccessiva aderenza a un suono fortemente codificato e una certa uniformità di atmosfere, soprattutto nella seconda metà del lavoro, che rischiano di rendere alcuni brani troppo simili tra loro, ma sono peccati veniali che possono facilmente essere corretti in futuro.
Resta da dire di un artwork curatissimo, pur se disponibile soltanto in formato elettronico, che vede associata ad ogni traccia una fotografia che intende riprenderne gli umori e le atmosfere. In definitiva, quindi, un esordio molto interessante che, nonostante sia un’autoproduzione, colpisce per il respiro internazionale. Da seguire con attenzione.