NO AGE, People Helping People
I No Age hanno attraversato indenni una carriera che dura da più di tre lustri: fautori di un power-pop con contaminazioni arty, tornano due anni dopo l’ultima fatica Goons Be Gone con l’impalpabile spleen di People Helping People. In questo nuovo album Dean Allen Spunt e Randy Randall prende le distanze dal consueto piglio noise-pop e promuove un sound più eterogeneo. Nel complesso People Helping People funziona: coltri di synth levitanti, quadretti alla Velvet Underground sotto xanax, iridescenze shoegaze e bedroom-folk con le cispe agli occhi sono le cifre di un duo che tratteggia a lapis i contorni della propria musica, un indie-rock crepuscolare con – come detto – velleità artistoidi che qua e là, tra fuzzettini e grane lo-fi, propone inserti di synth vari ed eventuali.
I brani si susseguono, brevi e indolenti, in una sequenza di toni grigi in cui i No Age sanno trovare bene un equilibrio tra le diverse componenti: azzardi sperimentali, tirate paracule, anthem power-pop e cianfrusaglie elettroniche, tutto mescolato a dovere, tutto che porta a casa il risultato senza barare.
Difficilmente i No Age saranno il vostro gruppo preferito, ma se per un giorno preferirete chiudervi in casa piuttosto che uscire fuori in questo mondo crudele, vi terranno una buona compagnia.