NI, Pantophobie [+ full album stream]
Pantofobia, eliofobia, alektorofobia, lachanofobia, kakorrafiafobia… strane e ancora più strane paure che di sicuro un giorno Salvini sfrutterà a fini elettorali, ma forse dovrei scrivere Marine Le Pen: i Ni sono un quartetto francese sostanzialmente strumentale (due chitarre, basso, batteria) in giro da una decina d’anni e con alle spalle due ep e un altro album oltre a questo, ma anche un progetto parallelo chiamato Piniol (unione tra loro e i Poil, dunque due batterie più due bassi e non so quante chitarre…). Se cerchi qualcosa su di loro in rete, li trovi solo su siti che parlano di prog. Vale anche per i Piniol, ma la loro megalomania già lo lasciava immaginare. I Ni, comunque, se qualcuno avesse ancora dubbi anche dopo aver visto la copertina e letto i titoli, non si prendono troppo sul serio come certi gruppi che badano solo alla tecnica, basta sentire “Catagelophobie”, che paradossalmente è il terrore di essere ridicolizzati: non è dunque un caso se ascoltando il disco ho pensato più di qualche volta al mondo Patton/Ipecac. Più che prog, del resto, mi vien da dire math-qualcosa, visto che i ragazzi tengono quasi sempre tempi dispari e di solito reiterano uno stesso breve segmento sghembo per incastrarlo apparentemente senza senso con altri differenti per ritmica, magari attuando cambi di direzione e di passo inaspettati, tutto questo con un suono vicino a quello del noiserock.
Li preferisco quando sono più ostili: succede di più nella seconda parte del disco, se possibile ancora più nevrotica, di certo più aggressiva e pesante, ma se uno ascolta questi gruppi, allora sa che dovrà sempre aver a che fare con musicisti che gli vogliono far vedere sia che sono bravi, sia che sono matti-matti-mattissimi, il che nel 2019 annoia presto: Pantophobie, per fortuna, ha estro & cattiveria, quindi bene così.