NEW AGE DOOM / LEE “SCRATCH” PERRY, Guide To The Universe
In occasione della mostra romana dedicata al pioniere musicale giamaicano Lee “Scratch” Perry (al Macro con ingresso gratuito fino al 19 giugno) viene d’obbligo parlare anche del disco Guide To The Universe, registrato poche settimane prima della sua scomparsa avvenuta il 29 agosto 2021 ed uscito solo in vinile alla fine dello stesso anno.
Su Perry, nato nel 1936 nel villaggio di Kendal, nella zona centrale dell’isola caraibica, sulla lunghissima carriera e sui suoi diversi progetti sono stati versati (giustamente) fiumi d’inchiostro, ma qui ci concentriamo sulla sua sorprendente collaborazione con i New Age Doom, duo space–metal di Vancouver. Il combo canadese ha coinvolto nelle registrazioni numerosi musicisti, fra cui il sassofonista Donny McCaslin ed il batterista Tim Lefebvre, reduci delle registrazioni con David Bowie dell’altro magnifico commiato dal Pianeta Terra che è stato, nel 2016, Blackstar. Poiché nulla capita casualmente, la prima cosa che viene in mente ascoltando questo straordinario album è Seven Souls, disco del 1989 in collaborazione con Bill Laswell/Material, con voce e testi di William S. Burroughs, e – andando più indietro – all’ottimo Rise Again, realizzato da Perry e Laswell nel 2011.
Con questi presupposti, già l’ascolto del primo pezzo “Life Is An Experiment” detta lo stato d’animo del progetto, tendente ad una sorta di apocalisse post-rock che lascia il dub e (a maggior ragione) qualsiasi idea di reggae nelle retrovie, creando un suono metropolitano, una visione distopica ultra-moderna, eppure… eppure la voce di Lee Perry, profonda ed inequivocabile, è l’asse portante dell’intero lavoro: a tratti è fantasmatica (se non chiedi non otterrai, quindi chiedilo), recitante (più sperimenti, più rendi migliore il mondo l’uno per l’altro) o sorniona (sii paziente, sii perfetto, sii puro), mentre nel susseguirsi dei brani la musica si fa sempre più scura, tortuosa e palpitante. I sei pezzi sono – passatemi il termine – uno più bello dell’altro, con gli ultimi dodici, indimenticabili minuti di “Conquer The Sin”. II sax di Donny McCaslined in effetti disegna percorsi molto à la Blackstar, mentre la tromba di Daniel Rosenboom e i synth di Cola Wars stratificano suoni arditi quanto meditabondi.
Dall’album di debutto Himalayan Dream Techno del 2020 – già potentissimo – i New Age Doom fanno un gran passo avanti e, come dire, scandiscono l’evoluzione della specie, del “genere” doom verso una sorta di musica totale, sintesi di drone, elettronica, jazz, spoken word, industrial… A onor del vero, l’idea di questo valoroso progetto è tutta dei due canadesi, a cui va l’immenso merito di aver riunito strumentisti così particolari con il gran maestro Rainford Hugh Perry: produttore, musicista e anche pittore (in mostra al Macro anche alcune sue recenti opere, quadri/collage), chiamato Lee dalla madre contadina, terzo di quattro figli di una famiglia poverissima, ma che già dal 1963, con il suo primo hit (lo ska “Chicken Scratch”, da cui il moniker) si prenderà una straordinaria rivincita sulla miseria e, soprattutto, sul destino a cui sembrava condannato.
Ascoltare questo album dà una ulteriore senso ad un genio straordinario, avvicinandolo (eventualmente) all’olimpo dei musicisti epocali: da Sun Ra a David Bowie, passando per Miles Davis, Bob Marley, George Clinton, musicisti che hanno fatto, ben oltre il background di provenienza, la Storia della musica contemporanea .
P.S. Sul sito di New Age Doom sono riportati i testi originali dei sei brani scritti da Lee Perry per Guide To The Universe… repent repent repent, okay motherfuckers!