NEUNAU, Il Ciclo Del Vuoto
La massima “think global, act local” sembra adattarsi bene fin da subito alla sigla Neunau. Nato nel 2015 in Valcamonica, il progetto unisce un forte legame con il proprio territorio d’origine (l’appellativo “neunau” si riferisce al ritrovamento di un’iscrizione incisa sulla roccia in un sito preistorico nella zona di Loa) a un linguaggio capace di venire recepito nel migliore dei modi anche al di fuori del confine italiano: il primo lavoro, uscito nel 2016 in forma di album e documentario, registrato nella forgia di Bienno dove la lavorazione dei metalli avviene ancora con tecniche antichissime, ha destato le attenzioni di Vice Creator Project America, che ha curato l’anteprima della parte video. L’anno successivo è stato realizzato, su commissione della griffe Comme Des Garçons, il brano “Concrete”, accompagnato anche stavolta da un documentario (“The Sound Of Concrete”) girato in collaborazione con Vice France e focalizzato sul viaggio del calcestruzzo: dalla cava di Tavernola, in cui viene prodotto, fino al cantiere. Il forte attaccamento ai luoghi d’origine è una cifra distintiva del progetto di Sergio Maggioni, come pure e soprattutto una forte fascinazione per i processi di trasformazione della natura da parte dell’uomo, il che sfocia in un rituale teso a esorcizzare l’antropizzazione dei luoghi: i suoni, allontanati dalla loro fonte d’origine e manipolati, vengono svuotati del loro significato originale e ne acquisiscono uno diverso e incerto.
Laddove nell’industrial si tende il più delle volte a riprodurre i suoni della fabbrica e della produzione in serie all’interno dello studio di registrazione, qui si segue un percorso a ritroso, partendo dai luoghi di lavoro – Il Ciclo Del Vuoto è stato realizzato quasi interamente a partire da un galleria di scavo di una cava di calcestruzzo, stavolta a Parzanica, nella Bergamasca – fino ad arrivare a fiotti di rumore brullo e viscerale che disegnano qualcosa di catramoso e ritmato alla Pharmakon oppure un ambient cupo e teso, che strizzano l’occhio alla techno, con un incedere rozzo e implacabile o indugiano in sottili complicazioni che fanno pensare a una versione brutalista dell’idm, il tutto sempre chiazzato da quel vago alone industrial.
Il Ciclo Del Vuoto è fuori da qualche giorno, pubblicato da Boring Machines: degna di nota è la copertina, realizzata da un maestro tipografo con una pressa a caratteri mobili della fine dell’Ottocento, di modo che ogni pezzo risulti diverso dall’altro, una modalità che sposa appieno l’attenzione di Neunau per i processi produttivi.