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NERONOIA, Sapore di Luce e di Pietra

Neronoia

Neronoia è un’entità a sé stante, nata dalle collaborazioni durante gli anni tra Mauro Berchi (come Canaan e come Eibon Records) e Gianni Pedretti (Colloquio). Un Mondo In Me (2006) e Il Rumore Delle Cose (2008) contengono i primi venti capitoli (Un Mondo In Me arriva fino al decimo, Il Rumore Delle Cose parte dall’undicesimo e arriva a fino al ventesimo) di una stessa storia, fatta di ricordi che non se ne vogliono andare, d’inerzia e di paura degli altri (“suonano alla porta, se rispondo mi frantumo”). Dal punto di vista musicale siamo di fronte a uno sviluppo di una serie di idee e di esperienze (anche in sede di produzione) dei Canaan, ma sperimentate assieme a un autore con una personalità fortissima: un sound cupo e denso come non mai, ossessivo come i ricordi qua sopra, chitarre tutto sommato di matrice “darkwave”, ma in primis un uso delle percussioni soffocante mutuato dall’industrial e forse dal filone Swans/Godflesh.

Sapore Di Luce E Di Pietra prosegue il libro cinque anni dopo, partendo dal ventunesimo capitolo, simile per contenuti e atmosfere ai precedenti (casa propria, un male che non se ne va, batteria pesante e meccanica). Le novità, però, non tardano ad arrivare. La prima riguarda Mauro Berchi, voce (e chitarra, tastiere, samples) nei Canaan, che nei Neronoia finora non aveva cantato, mentre qui si aggiunge spesso (oppure si alterna) a Pedretti. Il disco, poi, nonostante le chiare affinità coi primi due episodi, sembra frutto di sintetizzatori e campionamenti: niente chitarre e la parte ritmica o assente o sviluppata seguendo spesso una strada diversa rispetto al passato. Non si percepisce più una band dietro a tutto, piuttosto il lavoro di assemblaggio di una sola testa (o due). Questo, occorre precisare, è sempre stato un progetto nato e morto in studio, il che aveva già comportato de-costruzioni a posteriori e dunque uscite molto poco “live”, ma con Sapore Di Luce E Di Pietra c’è un ulteriore scarto.

Neronoia rimane un’avventura unica: musica pe(n)sante e originale, parole in italiano con dietro una poetica ben precisa, cose impensabili qui da noi anche in ambito alternativo, ma non comprendo il continuo duetto tra voci maschili, che sembra motivato solo dall’esigenza di far sapere agli altri che si è fratelli spirituali, e mi lascia perplesso l’impasto musica/cantato, simile a quello dei dischi precedenti, ma che qui a volte finisce per pregiudicare la comprensione del testo (e la sovrapposizione Berchi-Pedretti non aiuta). Il cambio di sound è legittimo, specie quando è voluto da musicisti coraggiosi e integri come questi, ma – fatta salva la maestria “ambientale” di Berchi, che qui raggiunge le consuete vette qualitative – rinunciare a una band e a una fusione di generi così ben riuscita vuol dire tanto.

Tracklist

01. XXI
02. XXII
03. XXIII
04. XXIV
05. XXV
06. XXVI
07. XXVII
08. XXVIII
09. XXIX
10. XXX