Nero Kane: fede nel deserto
Nero Kane è autore, chitarrista e cantante italiano ma il vento del deserto americano risuona tra le sue note ossessive, cupe e malinconiche. Dopo il primo lavoro Love In A Dying World, registrato e prodotto negli Stati Uniti, il secondo disco Tales Of Faith And Lunacy (recensito qui da Elena Raugei) si discosta leggermente dall’immaginario western. Anche per merito della forte partecipazione dell’artista Samantha Stella le atmosfere si fanno più gotiche e il tema della fede cattolica, tormentata e contraddittoria, è centrale. Abbiamo intervistato i due musicisti per farci raccontare qualcosa in più su questo nuovo capitolo, di cui si può vedere su YouTube il primo videoclip, quello che accompagna la canzone “Lord Won’t Come”.
Tales Of Faith And Lunacy segna alcuni cambiamenti rispetto al disco precedente. Innanzitutto l’ingresso a tutti gli effetti di Samantha Stella, quindi il passaggio da progetto solista a duo. Come è avvenuto il vostro incontro sul piano artistico e che tipo di impatto ha avuto nella composizione delle canzoni?
Nero Kane: Ho conosciuto Samantha nel 2015 quando la contattai per girare dei video di un mio progetto musicale precedente, da lì è iniziata la nostra collaborazione, mescolando i nostri mondi e i nostri interessi. Quando sono andato negli Stati Uniti a registrare il primo lavoro come Nero Kane, Samantha si è occupata di tutta la parte video, girando un vero e proprio film che accompagnava Love In A Dying World. Quando poi dovevo iniziare a suonare dal vivo per presentarlo, ho pensato che Samantha potesse dare un apporto interessante alla mia musica, così le ho proposto di accompagnarmi con tastiera, piano e organo e con i cori, per dare un’atmosfera più ricercata ai miei brani, che di per sé si basano sulla chitarra e la voce. Con la performance Hell23 che avevamo fatto a Los Angeles mi ero accorto della performatività, oltre che della vocalità particolare di Samantha, che può ricordare quella di Nico. Per Tales Of Faith And Lunacy le ho chiesto allora se aveva voglia di scrivere alcuni testi e cantarli. Penso che il progetto abbia comunque una dimensione solista, il nostro percorso è comune e separato allo stesso tempo. In questo disco il suo apporto è stato molto importante e alla fine i brani che mi piacciono di più sono quelli in cui canta lei!
Samantha Stella: Abbiamo un po’ compenetrato i nostri mondi, io vengo da quello dell’arte contemporanea e del teatro danza. Il mio bagaglio si è fuso in maniera molto naturale con quello di Nero, abbiamo anche gusti letterari e cinematografici simili. Dopo due anni passati a suonare in giro Love In A Dying World, avevamo già dato vita alla prima canzone scritta insieme, che si trova ora per ultima in Tales Of Faith And Lunacy.
Nero: È molto interessante per me suonare e portare la musica fuori dai contesti canonici come i club o locali, travalicare i confini del semplice concerto, riuscire a diramarsi in ambiti più ampi. Quando è stato presentato il film connesso a Love In A Dying World, abbiamo spesso suonato dopo la proiezione in contesti un po’ atipici come chiese e teatri.
Nell’ultimo lavoro si fanno spazio anche altri strumenti, mi sembra però che la chitarra rimanga centrale nell’ideazione delle canzoni ed è qualcosa di sempre più raro. Qual è il tuo rapporto con lo strumento e pensi rimarrà un punto fermo per il futuro?
Nero: Sono dipendente dalla chitarra! È il primo oggetto che tocco la mattina e l’ultimo prima di andare a dormire. Mi definisco un songwriter, le mie canzoni nascono tutte con voce e chitarra essendo anche molto legato alle sonorità americane. Penso che rimarrà sempre una parte fondamentale del mio modo di scrivere e del mio processo creativo, anche se inizio ad essere intrigato dalla destrutturazione e quindi dal partire da qualcosa di completamente altro, come può essere una linea di piano o di archi. Inizio ad avere il desiderio di rompere questo schema per vedere dove posso finire, d’altro canto la chitarra rimane uno strumento fondamentale per me.
Tales Of Faith And Lunacy è stato registrato nel 2019, quindi prima che la pandemia arrivasse. In qualche modo però l’immaginario desertico a cui ti sei sempre richiamato è arrivato anche nelle nostre città. Che effetto ha avuto su di te e pensi che la tua poetica se ne nutrirà in futuro?
Nero: Questo disco è uscito in un momento molto azzeccato per il sound e per il messaggio contenuto nei testi. Le tematiche che a me interessano, che indago sempre nella mia musica, si muovono tra il contrasto di luce e oscurità, bene e male, amore e morte. Io amo definirle romantiche o decadenti. Cosa sarà in futuro non lo so, io comunque non ho mai avuto una buona idea della società e dell’umanità e più vado avanti, più ho una conferma del mio sentire. La mia musica è molto autobiografica e cercherò sempre di sondare queste materie insondabili, che poi sono i capisaldi di tanti songwriter, ma ci sono mille declinazioni per sviscerarle attraverso la propria visione individuale. Di sicuro è difficile che scriverò canzoni positive!
Com’è stato lavorare con Matt Bordin come produttore e con Nicola Manzan dei Bologna Violenta, che suona il violino in alcune tracce?
Nero: Con Matt Bordin ci siamo trovati benissimo, è un polistrumentista e suona negli Squadra Omega. È veramente talentuoso e adatto per un certo tipo di sound internazionale che strizza l’occhio a qualcosa di più sperimentale. Si occupa anche molto di soundtrack, insomma ha una visione sulla musica a 360 gradi e ha colto subito il mood di queste canzoni. Gli abbiamo chiesto di trovare un violinista, ma non sapevamo che sarebbe stato Nicola dei Bologna Violenta! Lo abbiamo scoperto dopo ed è stata una bella sorpresa, è stato tutto molto fluido.
Samantha, tu sei un’artista che attinge veramente da molti campi diversi: quali dei tuoi lavori precedenti pensi che abbiano un’influenza più diretta nel progetto Nero Kane?
Samantha: Negli ultimi anni nei miei lavori come artista visiva si è sviluppata l’attrazione verso l’iconografia religiosa. Nel 2017 ho presentato la mia personale alla Traffic Gallery, una galleria di Bergamo, che si intitolava “God loves you”. C’erano una serie di fotografie e un’istallazione che avevano a che vedere con l’immaginario rock e quello religioso. Anche in precedenti lavori con la firma CorpiCrudi, come “Le Vergini”, si parlava di sacralità. Quando mi sono trovata a lavorare con Nero a questo album si è fusa questa tensione che io avevo dimostrato già nel passato con la sua, lui è un grande appassionato di architettura dei luoghi sacri. In particolare la lettura di questa mistica tedesca del 1300, Mechthild Von Madgeburg, mi aveva interessato molto e le ho dedicato una canzone, “Mechthild“. Questo aspetto gotico-religioso si è unito all’attrazione di Nero per il paesaggio desert blues americano.
La fede tormentata, infatti, è un tema evocato in tutto il disco e la figura di Maria nello specifico torna spesso, a partire dalla copertina. Qual è il vostro personale rapporto con la religione?
Nero: Non siamo credenti praticanti, ma come tutti gli esseri pensanti ci poniamo delle domande. C’è un indagare, magari solitario… non mi sento credente ma neanche non credente. Lascio un punto aperto.
Samantha: Sono attratta dall’estetica di certa religiosità, quando avevo fatto la mostra nel 2017 una critica mi disse: «La tua è una sorta di religiosità laica», aveva intuito che c’era questa attrazione che non veniva svolta in maniera totalmente devozionale, ma nemmeno blasfema.
Il rapporto con gli Stati Uniti è centrale nel progetto, a partire dalla produzione del primo disco. Come sta andando avanti in questa fase? Poi ero curiosa di sapere, a proposito del film che ha accompagnato Love In A Dying World, in quali zone degli States fosse stato girato.
Nero: Sono un amante di quei luoghi e poi livello musicale gli ascolti che mi hanno formato sono quelli garage rock come gli Stooges, gli MC5 e il punk americano. Ho sempre avuto una sorta di connessione naturale con gli Stati Uniti e quella rimane, poi apprezzo molto il sound morriconiano dello spaghetti western, che crea un ponte tra l’Italia e quel tipo di ambientazione. C’era in programma di tornare lì per raccogliere del materiale video per la promozione di Tales Of Faith And Lunacy ma purtroppo non è stato possibile per la pandemia, l’obiettivo però rimane anche per presentare lì il disco e fare un tour. Poi sono sempre in contatto con il produttore del primo disco, Joe Cardamone, che ora sta lavorando con Mark Lanegan.
Samantha: Il film è stato girato nei territori interni della California, sono state 5 settimane on the road nella parte per lo più desertica e in posti come la città abbandonata di Bodie a nord di San Francisco. Alcune scene sono girate più a sud, vicino a Joshua Tree Park, a Ludwig c’è un cimitero bellissimo e le scene con le croci del video di Lord Won’t Come vengono da lì. Mi interessava far vedere questo mondo spoglio e vuoto, un po’ catastrofico. C’erano già dei germi del lavoro attuale, che è un po’ più estremo. Avrei voluto fare un film per accompagnare il disco anche stavolta, ma è stato impossibile per la pandemia, ho dovuto utilizzare dei materiali raccolti in precedenza.