NERO DI MARTE + VOID OF SLEEP, 22/3/2014
Roma, Sinister Noise.
Mentre scriviamo, veniamo a sapere che un numero indefinito di morti di fame ha rubato la strumentazione ai Void Of Sleep e ai Nero Di Marte, per un valore di circa venticinquemila Euro. The New Noise fa un enorme in bocca al lupo a tutti, ricordandovi inoltre di sostenere le band acquistando il merchandise. Un piccolo gesto che, si sa, fa sempre tanto anche al di fuori di questi spiacevoli avvenimenti. Qui il comunicato ufficiale: diffondete!
Serata pressoché perfetta: molto affiatamento, clima speciale e posto abbastanza pieno. Aprono gli Ozaena, quartetto dedito a uno stoner/thrash carico di groove e dal buon impatto, ma che deve ancora crescere per assicurare (e assicurarsi) un sound più maturo. D’altra pasta sono fatti gli Otsunami, che incamminatisi nell’alternative-hardcore, hanno poi incrociato più strade: il risultato è un set che pare aver convinto tutti, tra mazzate math e stacchi melodici che guardano dritti a un postcore senza fronzoli. Il risultato devastante è la prova che i ragazzi sono pronti per un gran debutto: noi li teniamo d’occhio, siamo certi di non sbagliare.
Meglio ancora quando tocca a Void Of Sleep e Nero Di Marte. Dopo averli recensiti e intervistati, non potevamo certo farci mancare l’occasione di vederli dal vivo: i loro brani on stage rendono il triplo e, a giudicare dalle espressioni dei presenti, c’è un trasporto oltre ogni aspettativa. Propongono generi diversi, ma entrambi lo fanno in modo personale ed entrambi hanno fatto sperare grandissime cose per il futuro, a giudicare anche dalle ottime sorprese presentate sullo scadere delle loro esibizioni: da una parte i Void Of Sleep decidono di proporci un inedito che verrà incluso nel loro prossimo full-length, dall’altra i Nero Di Marte estendono ulteriormente i tempi della loro composizione più speciale, quella che porta il loro stesso nome e che dà titolo al loro esordio, continuando con due nuovi brani che a un primo impatto mi ricordano una “Resilient” più complessa e incazzata, assorbita da una lieve tinta psichedelica. Siamo comunque sulle orme del primo disco, ma già con qualche novità nelle progressioni, nei cambi repentini.
Tornando ai quattro di Ravenna, c’è da dire che non scherzano: l’aver condiviso il palco con gente come Unsane, Mondo Generator e Weedeater deve aver fatto un gran bene ai Void Of Sleep, le cui sfuriate fuzzose si aprono piacevolmente tra il drumming deciso di Allo e gli affondi del carismatico Paso al basso. Un muro di suono senza sbavature, che si fa ascoltare con piacere nei brevi momenti dilatati, arricchiti dalle sottili venature prog già sottolineate in altra sede. Di altro tipo di prog è intriso il sound della band di Sean e soci. Il pathos comincia a diffondersi freneticamente già da “Convergence” e la prima cosa a catturarmi è il lavoro del giovanissimo Samuele alla batteria, che si dimena come un pazzo sul suo kit. I brani scorrono via con piacere, il basso di Andrea (un elegantissimo “Mayones Be” color legno…) s’insinua delicato tra le trame di Francesco e del cantante italo-canadese. Siamo certi che – viste e sentite le premesse – ameremo il successore di Nero Di Marte, così come siamo certi che gli idioti che hanno rubato la loro strumentazione non fermeranno certo la loro voglia di comporre, stupirci e regalarci altri capitoli di grande musica.