NECROPHAGIA, Here Lies NECROPHAGIA; 35 Years Of Death Metal
Io e Frank “Killjoy” Pucci ci siamo conosciuti via mail ai tempi in cui collaboravo con l’etichetta code666 e scrivevo su un sito oggi non più attivo. Da quei messaggi era nata una simpatia fondata sulle comuni radici nella vecchia scena metal anni Ottanta e su di una passione rimasta immutata negli anni, tanto che un giorno definì quelli come noi “old farts of the metal scene”, a sottolineare il suo sentirsi una sorta di sopravvissuto di una stagione in cui il pionierismo portava ragazzi di tutto il mondo a creare un vero e proprio network capace di fare le veci (tempistiche a parte) di internet. Purtroppo non ci siamo mai incontrati di persona ma, anche grazie ai vari social, siamo rimasti in contatto fino alla sua tragica scomparsa nel marzo 2018. Inutile sottolineare come la raccolta pubblicata dalla Season Of Mist rappresenti per me l’occasione perfetta per dedicare queste righe a un vero paladino del death metal oltre che ad un amico virtuale con cui era sempre un piacere interagire e scambiarsi aneddoti sulla stagione d’oro del genere e sui molti personaggi che ne avevano incrociato l’epopea. La visione di Killjoy aveva le radici saldamente piantate anche nel cinema, in particolare in quello horror, che tra sample e immaginario ha sempre fornito ispirazione e spunto per la carriera dei suoi Necrophagia, nati nel 1983 e diventati negli anni gli autoproclamati alfieri del gore-metal, una miscela mefitica di death, sludge, registrazioni lo-fi, campionamenti di film, accelerazioni e rallentamenti ai limiti del doom, tastiere, growl e quanto altro potesse tornare utile a ricreare in musica l’atmosfera di un horror. Anche la storia della band è stata una fotografia perfetta della personalità poliedrica del suo fondatore, tra pause, cambi di line-up, scioglimenti e digressioni varie, così da traghettarne il nome dagli anni in cui si imposero con il tape-trading alla collaborazione con Phil Anselmo, dal primo album Season Of The Dead alla resurrezione nel nuovo millennio grazie alla collaborazione con Frediablo, Fug, Iscariah, Titta Tanni e, persino, Mirai Kawashima dei giapponesi Sigh.
Oggi la Season Of Mist ha deciso di rendere omaggio a Killjoy con una ricca raccolta cui hanno collaborato Scott Carlson (Repulsion, Death, Cathedral, Church Of Misery…), Matt Harvey (Exhumed), Maniac (Mayhem) e Dom Lawson (Metal Hammer UK), con note firmate da Jay H. Gorania (Blabbermouth, Hellbound) e artwork ad opera dell’autore della copertina di Season Of The Dead, Drew Elliott. Sicuramente un bel modo per ricordare uno dei nomi che ha saputo segnare la storia dell’estremismo musicale, pur senza arrivare mai al successo di alcuni suoi compagni di strada o perdere quell’indole da fan di un genere che lo rendeva sempre avulso dalla spocchia da prime-mover ostentata spesso anche da chi non ne avrebbe motivo. Ecco, forse, abbiamo parlato poco del lato musicale della raccolta e dei pezzi in essa contenuti, ma per una volta credo fosse più importante puntare l’attenzione su Killjoy e sulla sua grande passione.