NECRODEATH, Singin’ In The Pain
I Necrodeath – assieme a Skizo e Bulldozer – sono uno di quei nomi che all’estero si fanno quando si parla di metal estremo italiano. Si sono formati a Genova nel 1984, impostando la loro carriera su di un thrash metal impetuoso combinato con uno stile vocale acido, una peculiarità del black metal degli inizi: sin da The Shining Pentagram del 1985 hanno lasciato la loro impronta marcia e primitiva, fonte d’ispirazione per molte band italiane, ma non solo, del circuito estremo. Con trent’anni di carriera alle spalle sono a tutti gli effetti dei veterani, che comunque, a ogni pubblicazione (siamo a tredici) hanno saputo rinnovarsi: tutti i loro lavori sono allo stesso tempo di estrema coerenza e duttilità, compreso questo, uscito lo scorso 13 gennaio per Time To Kill Records.
Singin’ In The Pain è un concept album – ovviamente – ispirato ad “Arancia Meccanica” di Kubrick: una spirale black/thrash delirante, intrisa di violenza e psicosi, nove tracce legate assieme dalla voce istrionica e filmica di Tony Dolan dei Venom Inc., qui in veste di narratore. I Necrodeath, come detto, costruiscono il loro muro sonoro con un andirivieni di riff thrash old school e intrecci vocali malsani di matrice black, sostenendolo con un blast granitico, sentire “The (in)sane Ultraviolence” oppure “Oomny-Ones”.
Evocativo e singolare, Singin’ In The Pain è il nuovo capitolo di una storia che non ha visto cedimenti: ribadisce tutto il valore dei Necrodeath e il loro peso nell’underground italiano.