NECRODEATH, Defragments Of Insanity
Correva l’anno 1989 e i Necrodeath, dopo la pubblicazione del seminale Into The Macabre, si riaffacciavano sul mercato discografico con la loro seconda fatica Fragments Of Insanity. Un album, quest’ultimo, per molti aspetti diverso dal suo predecessore, che era improntato a una violenza sonora cieca e iconoclasta, e forse mai del tutto compreso nella sua globalità, perché più ragionato e meno immediato, connotato da una tecnica più affinata. Fu uno spartiacque nella carriera del gruppo genovese: di lì a poco, infatti, complice un progressivo affievolimento del loro entusiasmo iniziale, dovuto a una caduta d’interesse generalizzata per la scena heavy metal nazionale e non solo all’arrivo del grunge e a una distribuzione deficitaria, i Necrodeath si sciolsero, finché circa dieci anni dopo non uscì il mostruoso Mater Of All Evil, un disco blackened thrash molto ispirato, diverso dal thrash e dal “proto death” degli inizi. È quindi molto significativo riprendere nel 2019 Fragments Of Insanity per infondergli nuova linfa vitale (a cominciare dal cambiamento del titolo in Defragments Of Insanity e dal rinnovamento del disegno di copertina, che ripropone l’immagine del labirinto), arricchendolo con una produzione moderna e al passo coi tempi, sempre comunque nel rispetto della struttura originaria dei singoli brani. Non ci troviamo tuttavia in presenza di una semplice operazione di riregistrazione.
Parafrasando il linguaggio informatico, il termine deframmentazione indica il processo di ottimizzazione e riallocazione dei dati di memoria, come se i Necrodeath avessero ri-assemblato scrupolosamente le canzoni per conferire loro una veste più consona e attuale, togliendo loro un po’ di polvere. A un primo ascolto balza subito all’orecchio il ruolo fondamentale svolto dal suono fluido e corposo della sei corde di Pier Gonnella (la ferale “State Of Progressive Annihilation” e la strumentale “Metempsichosys”), in un album già all’epoca concepito e arrangiato con l’uso assiduo delle due chitarre sulla falsariga degli Slayer e dei primi Sepultura (l’iniziale “Choose Your Death”), ma rimane importante l’apporto – vicino per stile al cantato black metal – dell’indemoniato Flegias (la maligna “Thanatoid” e la tagliente “Enter My Subconscious”). Proprio la sua presenza va a colmare lo iato esistente tra la prima parte del percorso artistico dei Necrodeath, quella giovanile rappresentata dai primi due album e quella della maturità acquisita con la terza fatica in studio, quasi a creare un unicum ininterrotto tra nascita, scioglimento e ritorno sulle scene, avvenuto nel 1999 e coincidente con l’ingresso in pianta stabile nel gruppo da parte del cantante torinese. Tracce come la violentissima “Eucharistical Sacrifice 2K1” e la cadenzata “Stillbirth” vivono del contributo offerto dalla compatta sezione ritmica formata da Peso e GL, già da sola un sinonimo di garanzia e in assoluto il vero marchio di fabbrica del gruppo.
Una gemma del metal estremo tricolore meritatamente riportata alla luce e rivivificata, da posizionare in un’ideale vetrina da collezione accanto alla sua illustre progenitrice.
Tracklist
01. Choose Your Death
02. Thanatoid
03. State of Progressive Annihilation
04. Metempsychosis
05. Fragments of Insanity
06. Enter My Subconscious
07. Stillbirth
08. Eucharistical Sacrifice