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NATVRE’S, Wrath

Il black metal è forse uno degli stili più iconici del panorama mondiale: che tu sia un adepto o meno, probabilmente associ questo genere al Nord Europa e a band come Darkthrone, Carpathian Forest e Mayhem.
Gli stilemi, però, sono tendenzialmente dettati per essere modificati. O ribaltati.
Se prendessimo in mano una cartina geografica dell’Europa e la girassimo sottosopra, troveremmo là in alto, al posto della penisola scandinava, la Grecia. Non è un caso che proprio in questo Stato si sia creata una scena piuttosto compatta e omogenea, dietro l’egida di gruppi come i Rotting Christ.

Ed è proprio da Thessaloniki che arrivano i Natvre’s.

Wrath è l’lp di debutto della band, uscito nel 2015 e andato sold out in pochi mesi. È da poco stato ristampato in formato digisleeve da Argento Records, l’etichetta italo-olandese di cui abbiamo già parlato diverse volte, dato che ha sfornato alcune delle cose più brillanti degli ultimi anni (un esempio è Circle Of Molesters dei Grime).
È difficile sistemare i Natvre’s in un’unica categoria, perché ciò che li contraddistingue è la capacità di plasmare un suono che si arricchisce sempre: prendete il sound degli anni Novanta, provate a stratificarlo sommando pulsioni crust e grind a soluzioni che sfociano spesso nel punk-hardcore, aggiungete riffing black’n’roll e otterrete la miscela esplosiva che sta alla base di Wrath.

Il disco parte con la pungente “Lazarines”, brano che rispecchia perfettamente il mood della band: riff classici che sconfinano in un blast-beat furioso e potente, una voce al vetriolo e atmosfere nere, anzi nerissime, che producono un caos nefasto e disperatamente nichilista. I successivi sette pezzi si muovono lungo questo tracciato con riff pressoché identici, di volta in volta più o meno grezzi. Ne è un esempio “Wrath”, un brano abrasivo che si insinua sottopelle, dando la sensazione a chi ascolta che qualcuno gli abbia artigliato il volto e poi sia sceso graffiando, abbandonandolo in ginocchio, sanguinante e senza respiro. Ciò che conquista è la capacità di restituire una patina violenta e sfibrante grazie a un lavoro maniacalmente preciso, anche in fase di produzione. Basso, chitarra, batteria e voce sono infatti stati registrati in tre studi differenti, relegando al mixaggio il compito di unire tutti gli elementi. Il risultato è un lp moderno, pesante, oscuro e psicotico che, se da un lato non innova il genere, d’altra parte è ancora in grado di stupire per la sua glaciale freschezza.
Una menzione d’onore va a “Hinterland”, il pezzo sicuramente più riflessivo: otto minuti e mezzo che sfociano in atmosfere ambient, lento nell’andatura, sognante ma allo stesso tempo gelido come l’inverno.

Wrath è un esordio maturo che ci lascia impazienti in attesa della nuova uscita della band, prevista nei prossimi mesi.