NATVRE’S, Early Cvlts
Early Cvlts comincia come se fosse The Die Is Cast o Alight In Ashes dei Menace Ruine: tappeto di rumore e percussioni solenni a rileggere in chiave estrema i Dead Can Dance di Aion, e ci si aspetta da un momento all’altro che entrino in scena Geneviève Beaulieu e la sua voce così simile a quella di Nico. Tra l’altro copertina (dell’ottimo Blessend) e titolo rimandano a temi “esoterici”, quindi abbiamo un ulteriore legame tra i due progetti, ma è bello scoprire subito come i greci Natvre’s siano intelligenti e sistemino a modo loro ciò che li ha influenzati, perché siamo solo di fronte a una specie di cerimonia iniziale prima che inizi la guerra. La band, che seppellisce intenzionalmente la voce sotto gli strumenti, di base ha un tiro punk, prova a suonare con lo stesso spirito dei Darkthrone altezza The Cvlt Is Alive – F.O.A.D. – Circle The Wagons, ma senza mai dimenticarsi di seguire la sua strada, secondo me prendendo qualcosina anche da altri norvegesi (certe lentezze maligne di “Death Of The Earth” sono molto Mayhem, ad esempio). Ecco che il titolo “Early Cvlts”, torna di nuovo in testa, perché i Natvre’s ci stanno facendo sentire i primi gruppi estremi che abbiamo adorato (che fossero di matrice hardcore o metal, poco importa), riletti e riassemblati secondo il loro gusto personale: something deeper that grows, tanto per continuare a parafrasarli in modo arbitrario, perché questo è un disco che come questa traccia piano piano cresce da dentro, dai reali motivi per cui ascoltiamo certi generi, e si fa apprezzare per i suoi riff magari non elaboratissimi, ma assassini, e per il marciume generale.
Non prendo per il culo nessuno parlando di capolavoro, ma se siete dell’idea che certe cose non debbano essere rifinite e ben prodotte, ma che anzi si debba lavorare intorno al lo-fi e far diventare pregio ciò che chiunque direbbe essere un difetto, compratevi quest’album. Ovviamente si chiude così com’era iniziato con una traccia à la Menace Ruine, perché evidentemente – visto l’immaginario del terzetto – non si poteva resistere all’idea del serpente che si morde la coda (e poi i minimalismi sono sempre di casa nel giro black metal, sin dallo stalking di Euronymous nei confronti Conrad Schnitzler).