NAPOLI VIOLENTA, Neapolitan Power Violence
La storia vuole che dietro al nome Napoli Violenta si celino volti noti della scena metal punk partenopea impegnati a cimentarsi con un mix a base di grindcore e citazioni musical-cinematografiche sparse nei riff e nei testi declamati in slang anglonapoletano (o napulenglish). L’immaginario di riferimento è quello del cinema di genere poliziottesco, anche se non mancano digressioni in altri classici più o meno immortali, mentre per la musica si prendono le mosse da maestri del genere quali Napalm Death, Repulsion, E.N.T., Brutal Truth e Terrorizer per aggiungere di volta in volta omaggi più o meno evidenti a Slayer, Cannibal Corpse, Entombed, Brujeria e persino Judas Priest e Clash, solo per citarne alcuni. Il risultato è un luna park al cui interno ogni brano finisce per rappresentare un’attrazione a sé stante, con l’ascoltatore ospite di un parco tematico in cui lasciarsi andare senza starci troppo a pensare oppure ingaggiare un trivial pursuit indovinando i campioni cinematografici e i tributi musicali che si nascondono ad ogni curva. Il tutto brucia veloce e va giù come si trattasse di una serie di shottini messi in fila sul bancone del bar, alla fine si esce un po’ barcollanti ma alleggeriti e con la mente sgombra dalle preoccupazioni quotidiane. La bravura della band sta nel rendere il tutto godibile grazie ad una scrittura che racchiude tutte le varie componenti all’interno di pezzi brevi e veloci ma anche ben rifiniti e privi di giri a vuoto o stacchi netti, il che non deve essere stato semplicissimo, vista la gran quantità di ingredienti che sono finiti nel mostro tritatutto chiamato Neapolitan Power Violence. Poco altro da aggiungere, perché in fondo questo è quanto, nessuna elucubrazione o finalità ulteriore che non sia quella di divertire divertendosi con ciò che si ama: del sano grindcore poliziottesco, appunto.