NADSAT, Crudo [+ full album stream]
Crudo, nomen omen, è il titolo del nuovo disco dei Nadsat, duo chitarra e batteria che si pone come fine ultimo quello di riportare alla loro essenza intima sonorità solitamente complesse e di non facile assimilazione. Si parte quindi da un approccio quanto più distante possibile dalla forma canzone, che attinge dal math-core e dal noise per privarli di ogni eccesso o barocchismo e risputarli sull’ascoltatore in forma nuda e (appunto) cruda. Questo, però, non impedisce che i brani siano in sé completi e ricchi di particolari, ma evita ogni ridondanza che ne smorzi l’impatto o renda artificiosamente ostica la costruzione sonora. Se all’inizio il suono può risultare a tratti fin troppo secco e sguarnito, in realtà con l’avanzare dell’ascolto questo approccio permette di apprezzare la bravura dei Nadsat nel reggere un intero album senza nessun trucco scenico o effetto speciale, come ci si trovasse alla prova generale di una rappresentazione teatrale senza fondali e costumi.
Difficile incasellare un lavoro come Crudo nelle attuali gabbie sonore, soprattutto perché distante da ogni accenno di modernità o appeal modaiolo, eppure in grado di risultare comunque ipnotico nel suo essere volutamente spigoloso e urticante, quasi grezzo nei suoi stacchi e nei suoi vuoti privi di feedback o rumori statici a gonfiarne la massa. Una scelta coraggiosa che non si accompagna, va sottolineato, a brani poco curati e men che meno ad un songwriting approssimativo con la scusa della spontaneità, perché in queste composizioni si avvertono chiaramente una ricerca e un’attenzione tanto più evidenti quanto più costrette all’interno di una formula senza rete. Come direbbero i francesi: chapeau.