NABAT & NO MORE LIES, Resta Ribelle
Nabat e No More Lies si spartiscono i lati di questo split realizzato in vinile dalla Tufo Rock e accompagnato dal tratto immediatamente riconoscibile di Zerocalcare che ne ha curato la copertina. Quattro pezzi, due a testa, per illustrare le visioni tanto differenti quanto in fondo contigue delle due band, di sicuro affiancate nel portare avanti un approccio istintivo e schietto, figlio di un’attitudine senza rete in cui si suona quello che si vive e non ci si nasconde dietro a chissà quale posa. Ecco, se dobbiamo cercare la cifra comune tra le due band questa è proprio la credibilità costruita sui palchi e sulla strada, quella che unisce due autentici pesi massimi come Steno e Il Marinaio e che non si può guadagnare sui social o con qualche raccolta punti scena. Per il resto, ciascuno dei due contendenti mette in campo la sua ricetta e si getta nella “rissa” senza risparmiare colpi. I Nabat fanno (ovviamente) i Nabat e lo fanno con due pezzi che entrano immediatamente in testa e si preannunciano perfetti per la resa live, due anthem nel classico stile della band ma con un tiro ottimale e la chitarra che strizza l’occhio al rock’n’roll. Si parte con l’omaggio diretto ad un calciatore controcorrente e famoso per la frase “Dov’è scritto che un calciatore non debba avere idee?”, la stessa intuizione che lo portò a fine carriera a collaborare con varie testate e scrivere libri. A seguire un vero e proprio inno allo stile di vita skin, con un piglio contagioso e capace di dare la giusta carica di energia, proprio come è lecito aspettarsi e augurarsi da un brano doc della band oi! italiana per antonomasia, da leggersi come un complimento perché non è affatto scontato riuscire a mantenere le aspettative quando si è punto di riferimento e paradigma per una intera scena. Se i Nabat appaiono come il lato solare e positivo dello split, i No More Lies ne rappresentano la parte oscura e pericolosa. Non c’è nulla da sorridere nella ferocia con cui Il Marinaio rovescia le sue parole sull’ascoltatore e le lascia esplodere dalle casse come una belva ferita, il livello di distorsione aumenta e, seppure non venga mai meno il taglio anthemico di cori nati per essere cantati insieme dal vivo, ciò che manca è la garanzia di uscire illesi dal pit. Quella messa in scena dai romani è una perfetta rappresentazione di chi ancora non sa cosa voglia dire abbassare i toni, né tantomeno riappacificarsi, si sta insieme e si festeggia coi boccali in mano, ma si tiene sempre la coda dell’occhio rivolta alle spalle e non si posano mai del tutto le armi. Questa è la natura della band e fingere di essere differenti vorrebbe dire abbandonare la premessa che abbiamo posto all’inizio di questa recensione, ovvero l’onestà intellettuale di mostrarsi per quello che si è, piaccia o meno. Giorno e notte appunto, eppure complementari e in fondo indissolubili, perché queste due band offrono all’ascoltatore il pacchetto completo, la visione d’insieme di quella che in fondo è una bella vita e lo sai perché? Porto la mia croce sono uno skinhead.
Tracklist
Side A
01. Nabat – Paolo Sollier
02. Nabat – Modus
Side B
01. No More Lies – La Tua Città
02. No More Lies – Colpo su Colpo