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MY DEAR KILLER, Clinical Shyness (10th Year Anniversary Edition)

MY DEAR KILLER, Clinical Shyness (10th Year Anniversary Edition)

Boring Machines ha compiuto dieci anni da poco, vi ricordo che nacque dalla testa folle e appassionata di Onga, e l’esordio non poteva che avvenire con un altro personaggio, un introverso e appartato musicista di origini lombarde di nome Stefano, boss della piccola Under My Bed Recordings. Per ricordare quel periodo passato e quasi “carbonaro”, i due pubblicano (col supporto della Old Bicycle di Vasco Viviani) una nuova versione in cassetta contenente questa manciata di canzoni, opportunamente rimasterizzate, profondamente tristi e nude come poche. Chi le ha composte porta sempre sul volto la sofferenza e la malcelata voglia di gridare al mondo la propria peculiare sensibilità. Gli ingredienti utili per decodificarla sono una chitarra lancinante e trascinata come fosse un arnese trovato a terra per caso (“A May Afternoon”) e la voce, che canta appunti di desolazione e smarrimento, la titletrack. Tempo fa ebbi modo di assistere a una sua, piuttosto rara, esibizione in apertura ai Father Murphy, il luogo (il torinese Velvet, in San Salvario) era più che adatto ad accogliere le sue paturnie a metà tra languido rock memore di certi Arab Strap e dei Beatles alla codeina: qui ce ne accorgiamo nell’ascoltare “Words”. Nel disco non manca il tipico piglio di matrice americana affogato in pozzanghere di feedback di “(I Fear) Time”. Ricordo ancora che uno degli avventori del locale a un certo punto bofonchiò qualcosa e se ne andò, contrariato dalle sue nenie disperate (ci può stare, chiaro…). Nel mentre pensai che la sua musica aveva colpito nel segno, aveva insomma fatto piazza pulita di chi forse aveva il cuore duro e preferiva non curarsi dell’evidente stato di bisogno emotivo che un musicista può richiedere, altrimenti non si esprimerebbe a quella maniera, ne converrete… Ma sto divagando: Clinical Shyness è un programmatico esempio di “cantautorato” per pochi e, se siete del giusto mood (cioè del necessario umore sbagliato), allora può tornare utile come un bagno rigenerante sotto il sole cocente dell’estate.