mxLX + MAI MAI MAI, 22/3/2014

Mai Mai Mai

Ferrara, Zuni Art.

Solo una manciata di persone hanno deciso di trascorrere parte del loro sabato sera da Zuni per il live di mxLX e Mai Mai Mai, una data che nella programmazione del piccolo locale risulta forse troppo agguerrita per il popolo ferrarese (ma che noi invece apprezziamo molto).

Il concerto inizia con un discreto ritardo e il pubblico può finalmente abbandonare un esterno piovoso per addentrarsi nella musica densa di Mai Mai Mai / Toni Cutrone, già bardato della sua maschera. I suoni che nascono dalla strumentazione posta sul tavolo – che a una prima occhiata potrebbe sembrare il banchetto di un mercatino dell’usato – sono in un primo momento troppo numerosi e intricati per poter sciogliere la matassa, ma basta assestarsi un attimo nel mood giusto per lasciarsi trasportare nel limbo. Un’ininterrotta dimensione subacquea di fondo, apparentemente tranquillizzante, viene spezzata da rumori di ogni sorta, tra macchinari e sirene di mezzi di trasporto, percussioni e suoni vitrei, ripetuti in lunghe sequenze o interrotti a mezz’aria. Il caos sonoro e quello visivo delle grandi proiezioni sulla parete retrostante si intrecciano e svolgono insieme il filo rosso di Theta, che gioca la sua carta – del tutto vincente – nel raccogliere tracce che non possono essere semplicemente incasellate nei compartimenti del noise o dell’ambient.

Tra i presenti si è mimetizzato anche Matt Loveridge, che dopo pochissimo tempo inizierà il set di mxLX, più ridotto dal punto di vista dell’attrezzatura, ma non per questo meno comunicativo nella performance, anzi. Dopo aver sistemato le sue cose, parte con qualcosa che è un incrocio disarmante e inaspettato tra un set genericamente elettronico e un concerto hardcore. L’intensità del binomio è amplificata dall’assenza di luci studiate ad hoc e di proiezioni video: sul palco c’è solo lui che si dimena, e il pubblico, un po’ ammutolito, non può far altro che ascoltare. MxLX mescola i suoni in un unico pastone tra noise, post-punk, pop, ambient e drone, viaggiando tra alti e bassi e percorrendo distanze insormontabili in poco più di una mezzora. Loveridge tiene il tutto insieme con la sua voce, che modula e sforza con due microfoni, e dalla libertà di movimento del suo corpo, che coinvolge visivamente e in modo curioso chi si aspettava di essere stimolato solo dal punto di vista acustico.

Il passaggio tra le atmosfere arcaiche e liquide di Mai Mai Mai e quelle più metropolitane e deliranti di mxLX è talmente brusco che affrontarlo in un’ora e poco più è quasi destabilizzante, ma il pubblico è soddisfatto ed entusiasta della varietà della proposta. “Pochi ma buoni”, a volte funziona.

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