MRS. PISS, Self-Surgery
Neanche venti minuti di durata, per otto brani disponibili in digitale ed entro l’autunno su cd e vinile, anche giallo, grazie a Sargent House. L’auto-chirurgia della Sig.ra Urina, creatura bifronte nata dalla partnership fra la songwriter Chelsea Wolfe e la multistrumentista/principalmente batterista Jess Gowrie durante il tour a supporto del penultimo album della prima delle due, Hiss Spun del 2017, e in prospettiva aperto a collaborazioni con ulteriori colleghe, rimesta velocemente le comuni influenze alt-rock, metal e industrial in una ciotola di melma malmostosa a pronto uso.
I testi sono chiari: “Sto facendo il bagno nel sudiciume del mondo”, premette l’introduttiva e terrorizzante “To Crawl Inside”. Le sonorità sono crude, l’attitudine è del tutto punk, dalla riottosità viscerale di “Downer Surrounded By Uppers” al passo marziale della più estesa “Knelt”, dal divertimento funereo di “Nobody Wants To Party With Us” – tra linee digitali e sussurri a trasformarsi in macello sludge – alle linee vocali effettate e sovrapposte nel furioso incedere percussivo di “M.B.O.T.W.O.”, dall’appeal post-Black Sabbath di “You Took Everything” al doom della title-track “Self-Surgery”, efficacemente interpretata dalla Wolfe, sempre magnetica al microfono in un inedito e trascinante piglio riot che diviene uno dei motivi di principale interesse durante l’ascolto. Fino all’incubo in simbiosi della conclusiva “Mrs. Piss”.
Le due musiciste americane avevano già condiviso alcune esperienze all’inizio del millennio e adesso si tolgono la soddisfazione di siglarne fianco a fianco una ex novo, che resta una piccola cosa a sé stante in attesa di eventuali sviluppi. Una curiosa perla di culto recuperata dal WC dell’iperproduttività odierna, laddove ogni tiro di scarico sancisce il passaggio all’uscita successiva, pacificamente spesso a volentieri una cacata. Lo fanno riesumando con spontaneità gli albori DIY e le radici Nineties, rievocando una necessaria resistenza femminista, pisciando in testa ad aspettative in pompa magna e a luoghi comuni sull’inoffensiva carineria dei progetti paralleli.