Mourning [A] BLKstar, politica e spiritualità
Mourning [A] BLKstar, il collettivo fondato da RA Washington e LaToya Kent a Cleveland (Ohio), è un punto di riferimento essenziale nell’elaborazione della musica afroamericana contemporanea ben oltre i confini di jazz, r&b, soul, hip-hop, elettronica. Nel 2022, di ritorno dalla direzione artistica e dai concerti tenuti al festival olandese LeGuessWho?, abbiamo incontrato Ra, LaToya e tutti i componenti della band a Montecosaro, nelle Marche, presenti a Mount Echo’, preziosa rassegna promossa da Alessandro Luzi negli spazi del Teatro delle Logge, dettaglio che la dice lunga sulla poliedrica attività dell’ensemble. Quest’anno ad agosto, in occasione dell’uscita del sesto album di Mourning [A] BLKstar, Ancient//Future, abbiamo avuto l’opportunità di parlare nuovamente con RA, chiedendogli infine una intervista subito dopo l’esito delle elezioni presidenziali.
Roma-Cleveland, 20 novembre 2024
RA, quando ci siamo incontrati nel 2022 a Montecosaro mi hai accennato che da adolescente ascoltavi principalmente gruppi post-punk radicali come i mitici Bad Brains e che sei cresciuto con un’attitudine punk anziché da amante del jazz o della musica nera tradizionale e che il tuo primo campo artistico è stato la scrittura e la poesia. Ricordo bene?
RA: Beh, non era così binario: crebbi frequentando la chiesa, quindi è da lì che arrivarono le prime influenze, assieme alla produzione storica della Motown e della STAX. Poi arrivarono band come Bad Brains, A Tribe Called Quest, Poor Righteous Teachers, mischiati agli ascolti di Gil Scott Heron, Last Poets e The Prophets di Watts, tutto cucinato insieme come uno stufato (like a stew, ndr) e sì, in seguito ho gravitato attorno all’etica e all’estetica punk, finendo per avere un temperamento do-it-yourself.
L’idea di BLKstar è nata nel 2015 giusto fuori da un club di Cleveland, ero con LaToya dopo che avevamo “aperto” per la band Shabazz Palaces: le dissi che volevo creare una sorta di orchestra con tanti cantanti e fiati. Lei mi rispose che, se lo avessi fatto, sarebbe stata ben disponibile a farne parte. Circa un anno dopo un caro amico ed artista, Dwayne Pigee (aka G.O.R.K., 1974-2016, ndr), fu assassinato in città e per cercare di calmare il dolore e la conseguente rabbia iniziai a comporre dei nuovi brani. In quel periodo la coreografa/ballerina Amy Notley mi segnalò un nostro comune amico, James Longs, come ottimo cantante. Invitai lui e LaToya nello studio gestito dalla leggenda dell’underground di Cleveland Paul Maccarone e lì registrammo quella che sarebbe diventata la prima BLK Musak.
L’anima politica delle composizioni di M[A]B si associa a una profonda ricerca spirituale. Ciò riflette una dualità impersonificata da un lato da te (politico/sociale) e dall’altro da LaToya Kent (spirituale): troppo semplice?
Penso che sia un po’ più sfumato di come lo descrivi. Dal punto di vista dei testi cerchiamo di fonderli entrambi e di perseguire l’idea secondo cui il personale è politico, ma il lavoro spirituale è altrettanto importante per una voce politica collettiva. Prima di creare M[A]B abbiamo lavorato dietro vari nomi, creando una sorta di anarchia con salti di stile e genere, dato che secondo noi la black music racchiude l’intero catalogo creato nel tempo dall’industria discografica e desideriamo infrangere etichette e generi.
La vostra base rimane Cleveland, città che a noi in Europa si è rivelata attraverso i dischi di Rockets From The Tombs, Dead Boys, Pere Ubu! Che tipo di città è oggi e che rapporto hai con la comunità locale?
Le leggende Pere Ubu! Dave Thomas è un vero poeta. Cleveland è una città frammentaria e straordinaria. Le organizzazioni artistiche e culturali sono di prim’ordine e ci sono tanti artisti che meritano sempre più sostegno e visibilità. Il nostro collettivo è coinvolto in molti aspetti del lavoro comunitario, ma preferiamo fare quotidianamente il nostro lavoro piuttosto che parlarne.
In Ancient//Future la vostra attitudine a mescolare le carte è rivelata fin dal titolo, d’altronde la produzione artistica di M[A]B è tra le più rilevanti della scena nordamericana. Come avete lavorato e sviluppato quest’ultimo progetto e quali sono i musicisti ai quali tu ti senti più vicino?
Abbiamo iniziato sperimentando varie versioni delle nuove composizioni dal vivo. Solo in seguito siamo andati negli studi di registrazione Field Day dell’ingegnere del suono Brad Puette e infine al BLKSonix, l’house-studio gestito dal nostro bassista Jah Nada. Per quanto riguarda le collaborazioni, siamo aperti a ogni tipo di rapporto, primo fra tutti quello con la fantastica band Algiers, e poi Lee Bains, Lonnie Holley (spesso andiamo assieme in tour). Abbiamo anche lavorato con molti artisti dell’etichetta di Chicago American Dreams. La nostra family di Cleveland: Muamin Collective, CHIMI, Nature e il resto della dell’etichetta Cleveland Tapes. Ma abbiamo rapporti di lavoro ovunque, dai supereroi dell’art rock Gold Dime di New York ai veterani del rock Wrong Places e This Moment In Black History, anche loro di Cleveland.
Questo album intenso e bellissimo offre all’ascoltatore molti spunti di riflessione. In particolare adoro davvero “Literary Witches”, “Just Can’t Be” (ballad ascoltata al concerto di Montecosaro nel 2022), la finale “Junee”. Puoi approfondire per noi la natura di queste tre magnifici pezzi?
Grazie per avermelo chiesto! Li amo davvero tutti. Io e Toya abbiamo scritto “Literary Witches” al tavolo della cucina durante le prime settimane di Covid prima del blocco. Avevamo questo mazzo di tarocchi che mi avevano regalato e stavamo semplicemente cercando il titolo. Avevo questo loop (stavamo cazzeggiando non posso dirti riguardo a cosa!) e Toya aveva la strofa, ma la canzone è diventata così “torrida” solo quando Dante ci ha messo sopra la batteria! “Just Can’t Be” è un classico di James Longs (voce maschile del collettivo, ndr), il testo l’ho scritto prima che avessimo la traccia, ma avevo bisogno di aiuto con il refrain e Toya è arrivata con i versi di “Sentient Beings”… senza di ciò la canzone sarebbe stata solo a metà. Ma ha preso vita nelle mani di James, lui riesce davvero a personificare la frustrazione e l’amore che ci sono in quella canzone! Sono sicuro che chiunque possa identificarsi con l’idea di amare qualcuno che sembra non essere in grado di tenere a freno la propria follia. “Junee” è una vera “torch song”, e devo dire che adoro quando James canta la battuta iniziale “Hai visto la luna, la notte che te ne sei andato?”: lui in quel momento mi guarda sempre e questo mi fa capire quanto sia innamorato del testo, il che è la sensazione più bella che io possa provare, ho davvero il miglior interplay che si possa avere con tutti loro. Penso ai vecchi autori Motown come Smokey, Holland e Dozier, Norman, ed è gratificante pensare all’eredità di questi artisti neri ed essere collegati a una tradizione così lunga e storicizzata anche se poi nessuno sa chi sono! Noi portiamo avanti (standing on their shoulders) quel discorso collettivo.
Non possiamo fare a meno di chiederti una riflessione sull’esito delle elezioni presidenziali. Che idea hai su cosa abbia influenzato maggiormente l’esito finale. Come affrontare questo “nuovo” tipo di fascismo?
Il nostro collettivo ha una visione sfumata (nuanced so I won’t attempt to speak for them). Per me dimostra definitivamente che il nostro Paese non è estraneo a ciò che sta accadendo in altri Paesi: l’estinzione di un giornalismo-informato e della sua condivisione ha portato a questo risultato! Le lobby aziendali e i patti finanziari che alimentano le elezioni americane hanno troppo potere e in realtà entrambi i partiti ne sono complici. Senza una riforma drastica, la situazione potrà solo peggiorare. Non sono uno stratega politico, quindi non posso davvero parlare di cosa si dovrebbe fare se non dire che una nuova leadership e la distruzione del sistema bipartitico sono del tutto necessarie. Finché le principali aziende e industrie avranno così tanta influenza con i loro finanziamenti, vedremo questo, e purtroppo non c’è nulla di nuovo in questo fascismo. La novità è che è incoraggiato ed è uscito allo scoperto. Il mio Paese sembra non essere in grado di affrontare la propria storia, l’allarmismo utilizzato dal presidente eletto Trump ha attinto al razzismo innato di questa nazione, alla sua mancanza di comprensione del mondo, di chi è contro i lavoratori e di chi e che cosa sta effettivamente causando l’aumento della miseria. Sarebbe giunto il momento di investire davvero nella leadership delle prossime generazioni, perché saranno loro a dover sopravvivere al danno che è già stato fatto. L’avidità assoluta del capitalismo selvaggio deve cambiare e quel cambiamento arriverà solo da nuove idee.
RA, direi che hai centrato il punto! Tornando ad Ancient/Future mi sembra il prologo di un progetto ancora più ambizioso: cosa avete in cantiere per il 2025?
Il nostro collettivo ha un nuovo disco in uscita a maggio chiamato Flowers For The Living. Non è realmente connesso al resto nel senso che descrivi: è un album nuovo di zecca. Ci sono anche progetti solisti e collaborazioni che però diminuiranno con l’avanzare dei mesi: la ragione è che stiamo programmando un tour europeo sperando di avere l’opportunità di tornare in Italia. Amiamo connetterci con la nostra “family” in tutto il mondo e speriamo un giorno di riuscire a sostenerci per poter fare tournée molto più di quanto la nostra situazione consenta attualmente! Abbiamo bisogno che i nostri ascoltatori intervengano ancora di più, abbiamo tantissimi modi per connetterci in particolare il nostro Patreon, dove si condividono molte esclusive.