MOURNFUL CONGREGATION, The Incubus Of Karma
Quando si ragiona di funeral doom la prima nazione che viene in mente è la Finlandia: Thergothon e poi Skepticism hanno letteralmente plasmato il genere con tutti i suoi stilemi. Ritengo non sia un caso, dato che nella loro terra d’origine il death metal ha sempre preso le pieghe più inaspettate e personali. Sul podio si attesta però un gruppo che giunge dal Paese che non ti aspetti: i Mournful Congregation vengono dall’Australia, suonano dal 1993 e sono senza dubbio un altro gruppo che ha definito negli anni con qualità eccelsa il funeral doom. Chi li segue come me sa già cosa aspettarsi, la ricetta non è mai cambiata nella sostanza. Tempi leeeentissimi, batteria enorme con quintali di riverbero, voce dai recessi dell’oltretomba… e i riff? Nel corso dello sviluppo dei Mournful Congregation parlare di riff, in senso classicamente rock, è diventato sempre più problematico. Nel senso che più spesso si può parlare, piuttosto, di progressioni su cui scorre un fiume senza fine di arpeggi e di armonie chitarristiche. L’attenzione che il gruppo pone su questo elemento fondamentale è data, per esempio, dalla presenza di ben tre chitarristi durante l’ultimo tour europeo di qualche anno fa. Il clima che ne esce è saturo di malinconia, finanche di disperazione. Per chi ama crogiolarsi in queste atmosfere il nuovo disco dei Mournful Congregation è senza dubbio un capolavoro da non perdere.