MOUNDABOUT, An Cnoc Mór
Werner Herzog disse che i Popol Vuh “crearono qualcosa di mai udito o visto in precedenza”. Ascoltare oggi Moundabout, duo di base in Irlanda, ci riporta fatalmente a quell’attitudine di totale apertura spirituale e soprattutto culturale di cui il gruppo di Florian Fricke, Conny Viet e Frank Fiedler fu straordinario alfiere. Qui il grande Paddy Shine, deus-ex-machina di Gnod (Hexen Valley è il loro ultimo, massivo album) in collaborazione con Phil Masterson (Bisect, Los Langeros) as Moundabout indagano il folk gaelico più ancestrale e misterioso, prendendone tuttavia le distanze con il nuovo disco An Cnoc Mór: una musica rituale con sprazzi d’elettronica, ma con protagoniste assolute le chitarre elettriche ed acustiche, rispettivamente di Masterson e Shine, che s’intrecciano per sei mantra psichedelici, sei viaggi acidi ispirati dalle Knockmore Hills (Cnoc Mór, grande collina in gaelico) nel Nord Irlanda.
Racconta Paddy Shine: “Ci siamo ritrovati decidendo di registrare in questo luogo spettacolare e selvaggio dove le contee di Cork, Tipperary e Limerick convergono, i confini svaniscono, le energie implodono, un sito ai confini della realtà. È stato un freddo gennaio, con un meteo imprevedibile, un cottage isolato senza connessione internet, immersi nella natura, immersi nelle nostre sedute di registrazione e stop”. Se – oltre a Popol Vuh – echi di Current 93, Cindytalk, Swans e naturalmente Gnod vengono sparsi in queste sei meravigliose e cangianti tracce, bisogna dar atto ai due Moundabout di urgenza espressiva e di un’assoluta originalità armonica per come alternano brani strumentali lisergici (“Step In Out Of That”, “Sacred And Profane”, “Instinct, Eye And Mind”, “The Torrent”) a sommessi inni incantatori (“The Hills Hum Hymns”, “Living To Give”) degni di In Den Gärten Pharaos e Seligpreisung, seppure con una intenzione secolare, dunque in questo aliena da qualsiasi “odor di santità” che caratterizza i Popol Vuh.
An Cnoc Mór, pubblicato dall’etichetta inglese Rocket Recordings, quella di Hexen Valley e dei Goat per intenderci, è un serio rito pagano da celebrare sommandolo al più psych-folk oriented Flowers Rot, Bring Me Stones che ce li aveva fatti scoprire nel 2022 e a un primo ep, North Cairn del 2020 su Tesla Tapes, passato inosservato dalle mie parti ma in verità “weird-issimo” e caldamente consigliato anch’esso per svoltare intensamente le lunghe notti autunnali a venire.