MOTORPSYCHO, Ancient Astronauts

“Chi fermerà la musica?”, cantavano i Pooh. Io invece mi chiedo “Chi fermerà i Motorpsycho?”.

Pandemia e lockdown non ci sono riusciti: dopo il bellissimo The All Is One, rilasciato proprio nel turbolento 2020, è stato il turno di Kingdom Of Oblivion e di una lunga serie di date promozionali in Europa, di cui ben quattro in Italia. Perdermeli per l’ennesima volta sarebbe stato un gesto criminale: il 15 maggio sono corso al Live di Trezzo a godermi uno show di quasi tre ore, che ha toccato una buona fetta della loro mastodontica discografia.

Peccato che ad assistere all’esibizione ci fossero sì e no un centinaio di persone, ben poca roba considerata la caratura degli artisti. Nemmeno le altre location sembrano aver registrato il pubblico delle grandi occasioni. È difficile spiegarsi la scarsa attenzione riservata a Bent Sæther e compagni, una band prolifica come poche, eppure capace di centrare sempre il bersaglio ed evitare passi falsi. Forse pagano proprio la loro iperattività, frutto di una costante pulsione ad esplorare e ricombinare influenze eterogenee senza badare troppo allo sviluppo di un percorso coerente. È il marchio di fabbrica dei Motorpsycho, ma è anche il loro limite, e Ancient Astronauts, nel bene e nel male, è un manifesto di questa natura capricciosa.

Come dicevo, le restrizioni degli ultimi due anni non hanno impedito ai norvegesi di dare sfogo alla loro creatività, ma hanno certamente condizionato la genesi della loro ultima fatica, a cominciare dal fatto che la stesura del disco ha visto impegnati i soli Sæther, Ryan e il recente acquisto Tomas Järmyr (anche ex Zu), mentre Nils Reine Fiske è rimasto bloccato nella natia Svezia.

In questo periodo, data l’impossibilità di andare in tour, i Motorpsycho hanno accompagnato le esibizioni della Impure Dance Company (ovviamente di fronte ad un pubblico limitato), creando un background sonoro per la performance danzante “Sacrificing”. Questa traeva ispirazione dal balletto “The Rites of Spring” proprio come “N.O.X.” di The All Is One. Le due opere funzionavano molto bene insieme, e ciò ha spinto i Motorpsycho a produrre altro materiale, tra cui “Mona Lisa/Azrael” e “Chariot Of The Sun”. Ancient Astronauts non va comunque considerato come una mera appendice degli ultimi album: il legame con i due fratelli maggiori è evidente, ma la sua natura di “colonna sonora” creata ad hoc per accompagnare uno spettacolo danzante arricchisce queste quattro tracce di una forte componente cinematica.

Apre le danze “The Ladder”, un pezzo lanciatissimo a cavallo tra stoner, psychedelic-rock e progressive nel più puro stile Motorpsycho. La configurazione a power trio, inedita dai tempi di Demon Box, sembra esaltare gli storici punti di forza del gruppo: i giri di basso potenti più la prova travolgente alle pelli di Järmyr alimentano i motori, mentre i riff acidi della chitarra di Snah e la voce sognante di Sæther donano al brano un pizzico di malinconia. L’anima del disco è rappresentata dalle già citate “Mona Lisa/Azrael” e “Chariot of The Sun”, precedute dal breve intermezzo di “The Flower Of Awareness”. La prima parte in sordina tra dolci tastiere e melodie astratte per poi scatenarsi in un diluvio di tempi sincopati e improvvisazioni di chitarra. “Chariot Of The Sun”, con i suoi ventidue minuti quasi del tutto strumentali, è il pezzo più lungo mai scritto dai Motorpsycho, una vera e propria suite che si sviluppa tra suggestioni kingcrimsoniane e trip lisergici.

L’ascolto si conclude felicemente dopo meno di tre quarti d’ora, altro record per la band di Trondheim, abituata a non lesinare sul minutaggio. Il disco fila via liscio senza incontrare momenti morti, ma a mancare è forse – perdonatemi il termine calcistico – la zampata finale: Ancient Astronauts è l’ennesimo capitolo di alto livello in una carriera costellata da piccoli gioielli, ma che di rado ha raggiunto picchi davvero memorabili. Penso lo sappiano anche i Motorpsycho, ma andranno avanti lo stesso.

Tracklist

01. The Ladder
02. The Flower Of Awareness
03. Mona Lisa/Azrael
04. Chariot Of The Sun – To Phaeton On The Occasion Of Sunrise (Theme From An Imaginary Movie)