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MOTÖRHEAD, No Sleep ‘Til Hammersmith (40th Anniversary Edition)

Al giorno d’oggi un disco dal vivo ha perso gran parte del suo fascino: i live spesso sono pubblicati per chiudere un ciclo, far cassa su di un successo in studio o persino per portare a termine un contratto con una label e poter ritornare liberi di registrare per la nuova. Di certo, inoltre, l’esigenza di trovare un vinile per assaporare l’impatto di una band fuori dallo studio è scemata parecchio tra streaming e video condivisi in rete. Negli anni Ottanta e ancora prima nei Settanta, al contrario, i live erano momenti fondamentali in una discografia e permettevano all’audience di godere della resa on stage dei suoi preferiti in mancanza di alternative valide che non fossero bootleg di dubbia resa sonora oppure di possibilità concrete di vederli in azione di persona, così dischi come Made In Japan, Tokyo Tapes, Live After Death, Extraterrestrial Live, Unleashed In The East, Exit Stage Left (cito alcuni tra i miei preferiti) finivano per diventare irrinunciabili e venivano spesso indicati come l’apice della produzione di un gruppo.

Tra i live album più importanti e significativi di sempre non può ovviamente mancare No Sleep ‘Til Hammersmith dei Motörhead, per molti metallari del tempo il disco dal vivo per eccellenza e, comunque, l’esempio perfetto della potenza che una band riusciva a scatenare una volta sul palco quando le cose giravano a dovere. Non sembra, ma ha raggiunto il suo quarantesimo compleanno e la celebrazione è di quelle importanti: ben 4 dischi che contengono la versione rimasterizzata dai nastri originali e i tre concerti completi da cui sono state scelte le canzoni finite poi nell’album, accompagnati da note, interviste, foto, poster, gadget vari per dar vita al classico “pacco-pacchia” (cit. la Gang Del Bosco) per ogni fan. Ma, aggiungerei per fortuna, quando si tratta di Lemmy e dei suoi sodali – al tempo “Fast” Eddie Clarke e “Philthy Animal” Taylor – ciò che conta è in primis la musica e qui di musica ce n’è di quella che ha fatto la storia, ovverosia il meglio di quanto i tre avevano realizzato in album del calibro di Overkill, Bomber ed Ace Of Spades, fotografato quando il nome dei Motörhead era ormai entrato nella Big League del metal e stava diventando un classico a livello mondiale. Insomma, inutile star qui a ribadire come e perché No Sleep ‘Til Hammersmith sia imprescindibile, ma vale la pena per una volta sottolineare come quest’edizione del quarantennale abbia una sua ragion d’essere proprio in virtù del suo contenuto in note e non tanto per il contorno che, per quanto interessante e intrigante, nulla può di fronte a ben tre concerti dei Motörhead d’inizio anni Ottanta registrati con un signor studio di registrazione mobile e rivitalizzati ripartendo dai nastri originali per rendere giustizia a una vera e propria leggenda. Per questo, anche se ogni nostro lettore dovrebbe già avere l’originale, questa ristampa deluxe ha dalla sua tutti i crismi per giustificare l’esborso e meritare la giusta attenzione. Troppo? Se lo pensate, forse avete qualche problema con il rock’n’roll o, come avrebbe detto Lemmy, siete troppo vecchi per apprezzarlo.