MORTUOUS, Upon Desolation
Nati da costole di Exhumed, Necrot e Repulsion, i Mortuous, quartetto death metal di San José, hanno raccolto il testimone del circuito estremo californiano, incuriosendo sin dalle prime pubblicazioni i nostalgici più incalliti grazie a una proposta sporca, brutale e senza fronzoli.
A distanza di quattro anni dal debutto Through Wilderness, lo scorso 16 settembre sono tornati con un nuovo album, Upon Desolation, per Carbonized Records: ben cadenzato e articolato, adotta di nuovo la formula collaudata del suo predecessore ed è un cumulo di ritmi e atmosfere opprimenti riversate dentro otto brani guidati da riff lugubri ed essenzialmente mid tempo, terreno fertile per un blast pachidermico e per la voce inquietante. Lungo questo disco i Mortuous disseminano sia pezzi aggressivi, sia tracce avvolte da un malinconico e peculiare death/doom svedese, sulla falsariga dei primi Katatonia. “Carve” è un assalto condotto da riff e blast corrosivi che apre la strada al resto dell’offensiva, ma la meticolosa costruzione sonora del quartetto californiano si basa sull’alternanza: “Ash And Dismay” è un esempio di come i Mortuous ti inchiodano alla sedia con intermezzi tormentati e fasi introspettive e oniriche, in questo caso anche per tramite delle note di un pianoforte che segue la melodia doom prima di finire sotto i riff assassini della band.
Upon Desolation – anche grazie al lavoro di produzione affidato alle sapienti mani di Greg Wilkinson, bassista degli Autopsy – stravince a mani basse la partita con le tante uscite di questa stagione, consolidando il ruolo dei Mortuous all’interno del circuito estremo americano.