MORNE + A STORM OF LIGHT + HARK + MGR, 22/4/2014
Bologna, Freakout.
Due tour importanti si toccano a Bologna questa sera, ovvero quello dei Morne, che promuovono il nuovo album Shadows, e quello degli A Storm Of Light, che portano in tour Nations To Flames in compagnia degli inglesi Hark e del progetto di Mike Gallagher (Isis), Mustard Gas & Roses.
L’inizio del concerto è in anticipo rispetto al previsto, probabilmente a causa del bill molto ricco per un martedì sera, per cui entriamo che Mike Gallagher ha già iniziato da un po’ il suo set. Con sorpresa sul palco troviamo buona parte degli A Storm Of Light a dare manforte, il che rinvigorisce e rende più intensa la performance contrassegnata da un crescendo in grado di farne apprezzare in particolar modo il finale. Troppo poco quello che siamo riusciti ad ascoltare per dare un giudizio completo, ma la chiusura più robusta e meno legata ad atmosfere eteree sembra indicare una possibile “giusta” direzione per imporsi. Da rivedere con la dovuta calma.
A seguire gli inglesi Hark, power trio devoto a un sound a cavallo tra anni Settanta e nomi quali Baroness, Yob e Red Fang, tanto per dare un’idea dell’amalgama che fuoriesce dalle casse del Freakout. Se in alcuni momenti la band convince e si lascia apprezzare, in altri si avverte un po’ la sensazione di patchwork tra differenti stili e, soprattutto dove si fa strada qualche riff un po’ troppo squadrato/piacione, l’interesse tende a scemare. La grinta c’è, l’energia pure, mancano invece una maggiore coesione e una personalità più definita. Anche qui sospendiamo il giudizio finale, ma il dubbio di avere di fronte una band ancora in cerca di un proprio trademark è più che legittimo.
Le cose cambiano con gli A Storm Of Light, al solito accompagnati dalle belle visuals di Josh Graham, ma oggi ben differenti nel suono rispetto alla loro prima data italiana in compagnia dei Neurosis. Quello che si era già intuito nel concerto di spalla agli Sleep – e che si è palesato in tutta la sua evidenza nel nuovo album – colpisce il pubblico senza mezzi termini. Gli A Storm Of Light hanno ormai abbandonato la componente atmosferica che aveva segnato la prima parte della loro carriera per spostarsi su di un suono nervoso e violento, un calderone che al suo interno vede confluire differenti input, dal thrash al crust, da certo metal contaminato (i Red Harvest come i Ministry) al noise newyorkese. Il risultato convince e resta comunque sempre riconducibile a un’evoluzione che, disco dopo disco, ha saputo spostare gli equilibri senza tagli netti, ma in qualche modo ha perso per strada una delle sue anime in favore di una maggiore forza d’urto, di una ricerca dello scontro frontale. Se l’idea era quella di riportare sul palco l’attuale situazione di tensione sociale e lo scontro tra poteri economici e strada, il risultato non può che dirsi raggiunto. Il rischio è che il tutto risulti un po’ troppo anni Novanta e arrivi dove già altri sono stati precursori. Restiamo, comunque, tra i sostenitori di Graham e soci, anche perché hanno saputo creare un vero e proprio percorso che li ha portati a crescere e trovare nuove soluzioni, in barba a chi non ha mai perso una certa diffidenza nei loro confronti.
A chiudere la serata ci pensano i Morne da Boston, altra formazione che ha saputo mutare pelle senza stravolgere la propria personalità e che è riuscita a traghettare il proprio sound dall’urgenza degli inizi a una formula sempre più corposa e complessa, in grado di far confluire al suo interno differenti linguaggi senza far loro mai prendere del tutto il sopravvento su uno stile immediatamente riconoscibile. Di Shadows abbiamo già parlato e oggi farà la parte del leone, senza lasciare però da parte generosi omaggi ai lavori precedenti, all’interno di un set che, complice anche il suono spinto verso le tonalità basse dell’impianto, appare ancora più estremo che su disco. Del resto, i quattro musicisti dimostrano di buttare tutta la propria foga e passione nell’esecuzione dei brani, così da aggiungere una notevole componente fisica al risultato finale. Tra momenti più doom e bordate rabbiose, in cui il background hardcore si scontra frontalmente con l’anima metal del suono, i Morne questa sera hanno sconfessato chi riteneva si stessero in qualche modo alleggerendo e hanno confermato l’impressione di oscurità incombente trasmessa dall’ascolto delle registrazioni in studio. Richiamati al bis quando già qualcuno era sceso dal palco, i quattro non si sono lasciati pregare e hanno chiuso le ostilità con la giusta carica di cattiveria. Tra le chiacchiere post-concerto, sono saltati fuori i nomi di Bolt Thrower e My Dying Bride, il che potrebbe rendere in qualche modo l’idea del tipo di mood avvertito sotto il palco. A conti fatti, si è trattato di una serata a dir poco interessante e dai molteplici motivi di interesse: avrebbe meritato probabilmente maggiore risposta da parte del pubblico, ma intanto non ha certo deluso i presenti.