MORNE

Morne

I Morne ci sono sempre piaciuti, questo non è un mistero, così come non è un segreto la nostra passione per la label Profound Lore, che dal precedente Asylum ne segue e sostiene le mosse. Davvero impossibile, soprattutto alla luce di un nuovo album come Shadows, non contattare la band per fare insieme il punto della situazione e scoprire cosa ha portato i Morne ad aggiungere ancora più oscurità a una formula già poco incline a lasciar entrare la luce.

Cominciamo dall’ultima volta in cui ci siamo sentiti, cosa è successo dopo l’uscita di Asylum e come vi sentite guardando ora a quell’album?

Milosz (chitarra, voce): Asylum rappresenta ancora un capitolo importante per noi. È stato un ulteriore passo verso Shadows e Shadows è un altro passo verso qualcosa di nuovo. Credo che ora la band sia ad uno stadio ulteriore sia a livello personale sia mentale, mi piacerebbe affermare che siamo maturati e che ci siamo spinti oltre come amici e come musicisti. Torniamo ancora a quei brani e ci piacciono esattamente come ci piacevano quando li abbiamo composti.

Billy (batteria): Asylum è stato il mio primo album con i Morne e ne andrò sempre fiero. Rappresenta sotto molti punti di vista le mie fondamenta, poiché scrivere quel disco mi ha portato a traslocare da New York a Boston. Ho raggiunto i Morne in un momento in cui il sound della band stava cambiando per diventare il suo suono, per tracciare la sua strada. Credo che Asylum segni anche un punto fondamentale della mia vita.

Max (basso, tastiere): Posso dire di apprezzare Asylum più ora di quando lo abbiamo registrato. Come ha detto Milosz, è stato un disco di transizione e di sicuro un esempio di come si possa creare arte partendo dalle avversità. È stata anche la prima volta che abbiamo composto un disco come band, avevamo appena inserito due nuovi membri nei Morne ed è stato composto in un periodo davvero strano nella vita di ciascuno di noi. Allora provavo dei sentimenti contrastanti rispetto al risultato finale, ma con il passare del tempo la mia prospettiva è cambiata e posso finalmente sentirmi più soddisfatto di quanto realizzato in passato. Molte cose sono cambiate da Asylum, ma il risultato è stato di essere cresciuti come amici e come band. Scrivere e suonare insieme è diventato più naturale e credo si senta nel disco nuovo.

Ci sono voluti due anni perché il nuovo disco vedesse la luce e si presenta come una bestia completamente differente se paragonato ad Asylum. Se quello aggiungeva alla vostra formula personale un’ombra post-punk, in grado di apportare un tocco oscuro al tutto, Shadows mostra un tipo diverso di oscurità, oserei dire più pesante e praticamente priva di luce. Cosa ha portato il vostro suono a questo punto?

Milosz: Credo che questo tipo di evoluzione sia stato abbastanza naturale per noi. Non abbiamo tentato di forzare le cose. Credo che momenti differenti e situazioni diverse nelle nostre vite abbiano un forte impatto sul suono della band in un determinato periodo. Questa volta puntavamo alla semplicità. Credo di poter affermare che abbiamo un suono particolare, ma non vogliamo limitarci. Siamo felici di aprire nuove porte con i nostri strumenti, ma deve essere tutto naturale e dobbiamo sempre sentirci a nostro agio.

Billy: Credo che la nostra musica in genere rifletta le nostre vite e le nostre battaglie. Sono stato in grado di usare i Morne come un mezzo per elaborare un sacco di cose, essere in grado di focalizzare così tanta energia in un progetto mi ha portato a meditare. Così pensieri e sentimenti che sembravano essere fuori posto hanno trovato una casa, per me è un’esperienza terapeutica.

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Shadows sembra avere molti livelli differenti che emergono ascolto dopo ascolto, quasi fossero nascosti da un velo di oscurità. Come in “New Dawn”, con tutti gli umori e sfumature che si rivelano poco a poco. Mi piacerebbe sapere qualcosa sul processo creativo e su come avete lavorato alle composizioni.

Milosz: Non so quale sia il modo giusto per parlarti del processo di scrittura di Shadows. È stato abbastanza facile. Volevamo risultasse semplice ma anche coraggioso, senza starci a pensare troppo sopra. I riff sono venuti fuori in maniera naturale, era solo un’altra cosa che dovevamo fare, un altro capitolo e un nuovo album. Ciascuno di noi ha profuso molte energie nel dargli forma e penso che l’impatto delle differenti personalità lo abbia reso quello che è.

I Morne dimostrano di non aver paura di re-inventare il loro approccio, così da non restare ancorati ad uno stile specifico pur mantenendo sempre un loro tratto caratteristico. Colpa del voler provare nuovi brividi o dell’incapacità di restare immobili?

Max: Magari non abbiamo reinventato un genere, ma abbiamo sempre cercato di fare la nostra cosa. Non abbiamo mai tentato di suonare come qualcuno, a parte come noi stessi. Come gruppo, abbiamo influenze creative e background musicali quanto mai differenti. Qualche volta queste differenze possono causare tensioni, ma sono queste tensioni a dare forma e stile ai nostri brani e che ci definiscono come band. Per fortuna questo arriva all’ascoltatore e ci rende distinguibili.

Ho riscontrato anche una forte impronta doom nelle nuove tracce e un accenno di malinconia che pervade le linee melodiche. Come vorreste fosse recepita la vostra musica e che tipo di sensazioni volevate trasmettere con le nuove composizioni?

Max: L’interpretazione spetta completamente a ciascun ascoltatore. Molte recensioni hanno descritto i Morne come oscuri e opprimenti con un sottofondo di malinconia e un barlume di speranza. Se questo è ciò che arriva alle persone, allora posso dire di essere soddisfatto così. Non voglio che la nostra musica appaia con una sola faccia, perché vogliamo creare qualcosa di un po’ più profondo.

Shadows ha dei testi molto forti e personali, quindi – pur senza scavare troppo a fondo nel loro significato – mi piacerebbe sapere la tua opinione su chi considera la musica come una sorta di auto-analisi o, almeno, un mezzo per raggiungere un effetto catartico e affrontare i propri fantasmi.

Milosz: Scrivo sempre testi basati su esperienze personali. Sulla vita, giorno dopo giorno, e su come la vedo. Gli ultimi due anni hanno portato molte cose nuove nella mia vita e parecchie vecchie esperienze andavano seppellite: di questo parla Shadows. Mi piacerebbe che il modo in cui musica e testi confluiscono nell’album permettesse agli ascoltatori di farsi una propria idea. Le mie lyrics sono personali e molto dirette, rappresentano il modo in cui vedo ciò che ho intorno e la forma che riesco a dargli sulla carta.

Che mi dite della prima parte di “Throes”? Avete sempre dimostrato un profondo interesse per i suoni più sperimentali e meno stereotipati (penso a “Volition” ad esempio), quindi vorrei approfondire questo aspetto dei Morne come band e come singoli musicisti.

Max: Volevamo avere una extra-track per il cd, una semplice parte strumentale per chiudere l’album. Dopo che abbiamo composto il brano, abbiamo pensato ad un modo per entrare in questo pezzo dal resto del disco. Visto che la durata del cd è maggiore di quella di un vinile ho proposto di provare a renderne più lungo l’inizio con un pezzo drone. Sono sempre stato un fan di David Lynch, soprattutto del suo modo di utilizzare questo tipo di soundscape imponenti nei suoi primi film. Volevo creare qualcosa su quelle corde, con un’atmosfera fredda e inquietante.

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C’è qualche collaborazione all’interno del disco, qualcuno oltre ai Morne?

Max: Questo è il primo album in cui non abbiamo utilizzato contributi da artisti esterni alla band. Non è stata una scelta premeditata, semplicemente non ci sembrava che i brani fossero adatti ad altro che non fosse il loro nucleo, lo sforzo collettivo dei quattro membri della band.

Billy: Benché non ci sia alcuna collaborazione esterna nell’album, voglio dare il giusto riconoscimento a Jon Taft, il nostro ingegnere del suono al New Alliance, che ha impegnato molte ore per aiutarci a trovare ciò che cercavamo di catturare in Shadows.

Continuate a collaborare con Chris e la sua Profound Lore. Cosa la rende la casa perfetta per i Morne? C’è un motivo per questo legame con la Profound Lore, qualcosa che rende questo rapporto speciale?

Max: Chris ha sempre sostenuto la band sin da quando abbiamo cominciato a lavorare insieme nel 2010. Ci ha incoraggiato a fare ciò che volevamo con la nostra musica e non ha mai messo in discussione il nostro percorso. Ha lavorato sodo per promuoverci e aiutarci con gli ultimi due dischi. Speriamo davvero di continuare a lavorare con lui in futuro.

Grazie mille, vi lascio liberi di concludere come preferite. C’è una possibilità di vedervi girare l’Europa per promuovere Shadows?

Max: Abbiamo un paio di cose in ballo, ma niente di ancora confermato. La versione in vinile di Shadows è in stampa e dovrebbe essere presto pronta. La data prevista è il primo ottobre, Per il resto, gettate un occhio al nostro Facebook per gli aggiornamenti. Grazie mille per tutto il sostegno che ci date.