MOOR MOTHER + NKISI + JESSICA EKOMANE, 26/10/2019
Udine, Auditorium Zanon, nel contesto di Forma – Free Music Impulse.
Tre artiste di colore – delle quali come minimo due esplicitamente “politiche” e dalla parte delle minoranze – in una delle regioni più a destra d’Italia. L’Auditorium Zanon è acusticamente perfetto per la prima di loro che si presenta a suonare, la francese trapiantata a Berlino Jessica Ekomane. Il disco d’esordio è uscito da pochi giorni per Important, nella sala sono disposti degli speaker a ogni angolo, quindi i più terminali tra gli appassionati di musica sanno già cosa sta per succedere: minimalismi purissimi e gioco sulla percezione uditiva. Una coda glitch sembra quasi messa lì per dire che deve pur pagare tributo alla Germania che l’ha accolta. Ha fatto bene Hybrida a chiamarla nonostante non abbia un repertorio consistente, perché ci ha comunque ipnotizzati tutti.
Tocca a Nkisi, nata in Congo, cresciuta poi nel Paese che aveva colonizzato e sfruttato duramente il suo, ora vive anche lei a Berlino e in questi anni ha fatto rete tra musicisti per far sentire la voce del suo continente originario. Il rapporto con l’Africa passa attraverso il (poli)ritmo, un elemento che questa sera non manca affatto, ma l’idea è che l’artista abbia principalmente voglia di far festa con un set parecchio ballabile (molto diretto e più semplice dei suoi dischi dai suoni ipermoderni), caratterizzato da percussioni deformatissime. Qualcuno giunge alla conclusione che il gemello di Richard D. James sia ancora vivo, sia donna e di colore, ma io personalmente lo ritengo un complimento esagerato. Il pubblico, fino a quel momento seduto (Ekomane era un altro tipo d’esperienza d’ascolto, ed entrambe sono legittime), balla e gradisce. Ha ragione chi si è divertito, ma io volevo sentire qualcosa di più vicino ai dischi.
L’headliner della serata è Camae Ayewa, che come nome di battaglia ha scelto Moor Mother: poetessa, attivista e punk che – come tanti punk prima di lei – a un certo punto si è messa a fare noise “elettronico”, è un personaggio vastissimo, che cerca di unire tutte le storie di tutti gli africani nel mondo in un solo racconto di dolore e oppressione perenne. Sale sul palco nello stesso giorno in cui esce per Relapse il discone degli Zonal, che la vede presente e carismatica alla voce in metà dei pezzi: dal punto di vista musicale si spazia moltissimo, e direi proprio che alcune parti atmosferiche risentono ora della lezione di Martin e Broadrick. Chiaramente, inutile nascondersi dietro a un dito, il suo punto di forza è lo spoken word profondo e severo: questa sera, ma a giudicare dai suoi scritti non solo stasera, ci accusa di passare la vita a guardare (ormai siamo sempre di fronte a uno schermo, cambiano solo le dimensioni e l’interattività), ma senza mai agire, anche quando bisognerebbe scendere in piazza con gli altri.
Ancora una volta la rassegna Forma si conferma “sul pezzo” in un posto dove quasi nessuno lo è. Ancora una volta Hybrida trova un posto in giro per il Friuli e lo adatta alle sue esigenze. Ancora una volta chapeau.