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MONTECENERI, Due

Non so se gli italici Monteceneri abbiano preso ispirazione per il nome dalla formazione rocciosa che taglia a metà il Canton Ticino, presentando una delle due barriere territoriali e in qualche modo mentali del popolo che qui ci vive (l’altra è ovviamente il Ponte di Melide). Non so nemmeno perché sto pensando a questo, ma forse è solo la libertà sonora di Call Of The Void che mi permette di effettuare questi voli pindarici su un tappeto strumentale di ottima fattura (fra post-rock aereo e scorie di un passato pesante alle spalle). Pochi fronzoli, la giusta intensità ed equilibrio su una squadra di grigi.
Più avanti un piglio diverso, richiami acidi e movenze più sciolte e meno matematiche, in blandizie di buona presa. È un viaggio senza particolari scossoni condotti dai nostr’omi, s’inasprisce sotto a un discorso di Enrico Berlinguer tornando placido subito dopo, con un languore spettrale da toni western metropolitano. Anche l’ultima “PSKNSS” è un bel brano, ma rischia di scivolare così tra riecheggi Giardini Di Mirò e polvere nel vento che però non riusciamo a stringere in mano.
Servirebbe forse più audacia, fosse per me li abbinerei immediatamente agli Impresa Gottardo per riesumazione e remix sull’elvetico asse nord-sud, oppure ne brutalizzerei un pochino gli intenti con mani più pesanti in fase di studio.