MONNO, Cheval Ouvert
Quattro tracce come quattro pugni in faccia, queste architettate dai musicisti svizzeri ormai in pianta stabile a Berlino. con al sax Antoine Chessex, che fece un disco col nostro Valerio Tricoli (3/4HadBeenEliminated).
Sono al quinto album (l’ultimo Ghosts risale al 2008) e provano a continuare su quella strada impervia con una proposta sempre affine a codici “bruitisti”, e di riflesso a certo harsh noise (un po’ tutti i pezzi vanno in quella direzione, senza neanche tralasciare l’aspetto squisitamente “astratto” della faccenda). Le virgolette ci stanno tutte, credetemi, specie se vi accostate ad un monolito come “II”, dove sembra di ascoltare i Darkthrone che vengono presi a frustate dai Naked City, laddove la prima traccia si apriva come una voragine nel solco dei mai dimenticati Burning Witch. Insomma ci siamo capiti: qui ci si fa “male”, e con classe, tanto che uno come James Plotkin (OLD e Khanate) si prende la briga di masterizzare cotanta furia sonora (mentre Roli Mosimann, ex Swans, produce, dando peso specifico e giusto spessore al tutto). “III” poi è un sabba talmente marziale – e però meno granitico tout court – da risultare quasi salvifico rispetto ai due pezzi posti in apertura. Visto che i Monno ci vogliono tanto bene, alla fine in “IV” ci fanno venire il mal di testa con una serie di intrecci convulsi di matrice metal e impro (con sax, basso, chitarra e synth da urlo), giusto per sottolineare che se sei arrivato fino in fondo hai avuto coraggio e orecchie ormai arrese al rumore. Come il sottoscritto, che ha dovuto più volte sobbarcarsi l’intero disco con in faccia stampato un sorriso ebete. Tanto per confermarvi che Cheval Ouvert è chiaramente lavoro degno di nota.
Tracklist
01. I
02. II
03. III
04. IV