MONDRIAN OAK
I Mondrian Oak hanno cambiato pelle e sono ripartiti da zero, hanno aggiunto la voce di Michele e virato con prepotenza verso la forma canzone da sempre evitata, e si sono ritrovati ad affrontare un viaggio tanto inaspettato quanto inconsciamente già iniziato e inevitabile. Valeva la pena indagare sull’accaduto.
Dopo avervi visti varie volte dal vivo e aver seguito le vostre uscite su Consouling Sounds e Eibon, non era facile prevedere un simile cambio di rotta. Iniziamo con il raccontare cosa è scattato e cosa vi ha spinto a tentare una strada completamente differente…
Francesco Giammarchi (chitarra): Perché secondo te noi ce lo aspettavamo? Non scherzo, è stato un processo inatteso anche per noi, in particolare il risultato finale, di cui nessuno aveva davvero un`idea concreta. È stato come imbarcarsi di giorno, arrivare di notte non vedendo il paesaggio circostante, per poi svegliarsi la mattina successiva e scoprire che si era in un posto davvero figo. Ti posso dire che a un certo punto sia io che Stefano e Matteo abbiamo cominciato ad avvertire questa necessità di cambiare direzione, di muoverci verso uno stile più diretto, concreto, più vicino a una forma “classica” della canzone. Credo che in parte sia dovuto alle sensazioni che sentivamo esserci in sede live, lì sotto la cenere, ma che i vecchi brani non riuscivano a tirar fuori completamente. In parte credo sia anche dovuto a diversi cambiamenti nelle nostre vite non legati alla musica, ma che indirettamente hanno modificato la nostra percezione del fare musica.
La cosa che più colpisce è la decisione di inserire un cantante, oltretutto con una personalità decisamente forte (almeno a giudicare da quanto visto in sede live). Come avete incontrato Michele e cosa ha fatto scattare la famosa scintilla?
Anche questo è stato parte della volontà di portare la musica più vicino al pubblico, se vogliamo. Mike è stata la persona giusta al momento giusto, sia come cantante, sia proprio a livello umano. È stato l’unico che abbiamo provato (ad esclusione di alcuni miei disastrosi tentativi…), ed è stato amore a prima vista. Nessuno di noi aveva realmente le idee chiare su come dovesse essere la voce, Mike è arrivato e ce l’ha mostrato.
Il vostro nuovo corso ribalta completamente le prospettive, sembra quasi che abbiate voluto sostituire alla ricerca e alla voglia di sperimentare con i suoni una sana botta di pancia, una pulsione alla forma canzone dopo aver vagato al di fuori dei suoi confini per anni.
Come si dice, less is more. È stato un po’ il filo conduttore che avevo in testa mentre componevo. E poi il fatto di aver approcciato la forma canzone, come tu stesso dici, dopo aver vagato ai suoi confini, è stato interessantissimo, un punto di vista davvero particolare, un processo a ritroso che ci ha permesso di plasmare brani “semplici” ma con una coscienza musicale decisamente più matura.
Ciò che non cambia è invece la cura per i suoni e gli arrangiamenti, un aspetto che non avete lasciato di certo al caso. Come vi siete mossi per costruire le nuove tracce?
Nient’affatto lasciato al caso. Come accennavo sopra, abbiamo sì voluto scrivere pezzi diretti e relativamente più semplici, ma avendo alle spalle un’idea della musica articolata e stratificata, e perché no anche una varietà e qualità di ascolti maggiore ad influenzarci. Tutto questo si riflette sugli arrangiamenti, che però sono nati in maniera piuttosto spontanea. Talmente spontanea che il primo brano del disco, per farti un esempio, è venuto fuori in meno di mezz’ora dopo più di due ore di prove.
Non deve essere stato semplice scrivere musica che prevede un cantante e l’integrarsi con linee vocali. Quali sono state le difficoltà maggiori e in che modo questo ha influito sul vostro percorso come musicisti?
Guarda, grosse difficoltà non ce ne sono state. I pezzi in realtà sono stati scritti quasi tutti prima che arrivasse Mike, che però si è integrato da subito talmente bene che tutte le linee vocali sono poi scivolate dolcemente sopra gli strumenti, con minimi cambiamenti alle strutture. Un grosso contributo alle voci in sede di registrazione ci è stato dato da Manuel Volpe, che ha prodotto il disco. Ha davvero fatto un gran lavoro nel suggerirci idee e nel completare gli arrangiamenti vocali, abbiamo imparato tanto da lui in questo senso.
I nuovi brani sembrano trovare la loro dimensione ottimale in sede live dove tutta l’energia riesce ad esplodere e coinvolgere il pubblico, come vi muoverete per presentare il disco dal vivo?
Hai centrato il punto. Per promuovere People Have Secrets abbiamo già alcune date fissate (tra cui il concerto di presentazione al Reasonanz di Loreto questo 17 gennaio, al quale dovete esserci), altre da confermare e onestamente siamo in cerca di un’agenzia di booking o comunque di qualcuno che ci aiuti sotto l’aspetto live. A proposito, se tra chi legge c’è un volontario, si faccia sotto.
Che tipo di reazione avete ottenuto finora in sede live da chi vi aveva già visti e da chi vi ha incontrato per la prima volta? Avevate paura di chi vi seguiva da prima quando vi siete presentati sul palco con la nuova versione?
Eravamo e siamo allo stesso tempo carichi come non mai e ansiosi rispetto a come le persone possano recepire i nuovi brani. Proprio perché a differenza degli album precedenti questa è musica che chiama il contatto col pubblico. E finora, vedi ad esempio il concerto al Glue-Lab dello scorso marzo, sembra proprio funzionare. Anzi, ti dirò di più, rispetto alle due o tre date per sondare il terreno che abbiamo fatto prima di entrare in studio, ora abbiamo ulteriormente curato la proposta live, abbiamo cercato davvero di metterci il meglio di noi stessi, e non ve ne pentirete.
Non abbiamo parlato dell’uscita del disco, chi vi appoggerà e come siete entrati in contatto? Cosa vi aspettate da People Have Secrets?
People Have Secrets uscirà il 15 gennaio per Seahorse Recordings. Con Paolo Messere siamo entrati in contatto alla classica maniera, dopo avergli scritto e inviato un promo. Si è dimostrato da subito interessato alla nostra musica e da li è partito uno scambio di mail e telefonate che ci ha portato ad affidarci alla sua etichetta. Onestamente mi piace il fatto che lui sia per primo un musicista nonché produttore, mi piace il contatto diretto che cerca con le band e la sua disponibilità, nonché il fatto che si appoggi a realtà consolidate per la promozione. Per quanto riguarda l’ultima domanda: siamo fiduciosi ed entusiasti di ciò che abbiamo per le mani, ma aspettarsi qualcosa in questo ambito è sempre una roulette russa, meglio essere realisti e darsi da fare ma senza grosse illusioni.
Anche l’artwork è decisamente particolare e in qualche modo inaspettato, chi se ne è occupato e come vi siete mossi per realizzarlo? In che modo, se lo fa, si lega al titolo o alla musica dell’album?
Bene, l’artwork è qualcosa a cui tengo particolarmente. L’abbiamo realizzato insieme ad una nostra cara amica, Federica Papa, a partire da un suo disegno. L’essere inaspettato e fuori dagli schemi è proprio ciò che si cercava. Si lega alla musica, si lega al titolo e si lega a quello che siamo noi, tutto sommato un fermo immagine di noi nella nostra musica. Non voglio però andare nel dettaglio, è un artwork che va ben oltre la sola copertina e mi piace l’idea che saranno le persone a interpretarlo e magari a chiederci che significa quando compreranno il disco, che il contatto col pubblico avvenga anche a livello della grafica e che sia premiato in qualche modo il supporto nei nostri confronti.
A proposito, a cosa si riferisce il titolo, a che genere di segreti alludete? C’è una sorta di filo conduttore tra i testi dei singoli brani?
Anche l’idea del titolo proviene dallo stesso lavoro di Federica da cui è nato l’artwork. Non c’è un filo conduttore tra i brani, né si tratta un concept album. Diciamo che i segreti sono i nostri, sono la musica che è venuta fuori e che non sapevamo di poter fare, ma sono anche i segreti che ognuno nasconde, soprattutto quelli più bizzarri, perversi e oscuri, il lato di noi a cui non vogliamo dar retta ma che ci attira terribilmente. Poi dai, non è un titolo che suona alla grande?
Grazie mille, a voi i saluti e le conclusioni
Grazie a te Michele e grazie a The New Noise per lo spazio che ci concedete ogni volta! Che dire, ricordatevi che oggi è uscito People Have Secrets, che il 17 gennaio lo presentiamo al Reasonanz di Loreto e che infesteremo le Marche e oltre sicuramente fino a maggio, ma che non vogliamo smettere mai. Nel frattempo fate un salto sul nostro Facebook, sul nostro Bandcamp o sul nostro sito. Oppure fatevi i fatti vostri, ma poi non dite che non ve l’avevamo detto. A presto!