MONDORIVIERA, Il Tempio Degli Uomini Granchio
Un titolo da film di serie Z, copertina vaporwave, nella press sheet la riverenza a James Ferraro e Spencer Clarke, i riferimenti al cinema di George Romero (Creepshow) e del primo Peter Jackson (Splatters): Lorenzo Camera nel suo esordio a nome Mondoriviera scopre le carte prima di cominciare la partita.
Al di là dell’adesione – che appare sincera e ben congegnata – a certi canoni estetici, tópoi ormai anche piuttosto inflazionati, non possiamo non riconoscere nel musicista di Bellaria-Igea Marina un’abilità spiccata nel rimescolare di continuo le carte, scongiurando così il rischio di pervenire a forme di manierismo tout court. Ogni traccia ne Il Tempio Degli Uomini Granchio giunge alle orecchie come un piccolo film a tinte acide: nell’ambient plasticosa, nelle musichette da vhs smagnetizzato, nelle atmosfere creepy rintracciamo una certa perizia e un gusto nell’uso dei sintetizzatori fuori dal comune che rendono – va detto – il tutto parecchio godibile. Se in brani come “Flamino” la dichiarata influenza di James Ferraro si fa palpabile, in “Legate Lanio” si riconosce un’affinità con i lavori anni ottanta di Suzanne Ciani per la pubblicità: niente di particolarmente nuovo per i padiglioni auricolari, tuttavia il disco, uscito per Brutture Moderne, risulta apprezzabile e si lascia ascoltare volentieri.