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MONDKOPF, How Deep Is Our Love / Time We Left This World Today

Paul Régimbeau (Mondkopf) è maturato, lo si capiva già in They Fall, But You Don’t (2017), in cui riusciva a esprimere il suo stato d’animo senza paura e allo stesso tempo senza facilonerie. Come lui stesso ci ha raccontato, l’aver suonato dal vivo col progetto Foudre! e con gli Oiseaux-Tempête gli ha dato più sicurezza e immediatezza. La sua difficoltà, in passato, era sostanzialmente essere spontaneo: qualcuno può pensare che ciò sia l’opposto della maturità, ma saper esprimere al meglio se stessi non è semplice.

How Deep Is Our Love, pubblicato qualche mese fa da Hands In The Dark, nasce come colonna sonora per il film di una regista francese, Diana Vidrascu, intitolato “The Silence of the Sirens” e ispirato, in apparenza molto alla lontana, da uno dei tanti racconti di Kafka pubblicati dopo la sua morte, “Das Schweigen der Sirenen”. Siccome già il brevissimo scritto di Kafka è difficile di suo, mi riesce impossibile ipotizzare/trovare connessioni tra questo disco e un film che non ho visto, ma – come forse hanno capito anche quelli di Hands In The Dark – How Deep Is Our Love sta benissimo in piedi da solo. Tutti e quattro i brani, quasi sempre costruiti in crescendo, hanno un non so che di sacrale, sono molto emotivi e si basano su pochi loop pulsanti e su di una manciata di note di synth estese molto a lungo: nulla che non si sia mai ascoltato prima, ma efficace e in grado di far comparire enormi paesaggi spaziali davanti ai nostri occhi, magari perché siamo suggestionati da un titolo come “Last Day On Earth”.

Time We Left This World Today esce per Split Music, che abbiamo già incontrato una volta sulla nostra strada, e nel titolo omaggia gli Hawkwind, continuando dunque a fornire uno scenario spaziale al sound del disco. La differenza con How Deep Is Our Love sta in un maggior dinamismo, probabilmente perché qui ci sono più battiti e sono più marcati, e di certo in un legame maggiormente visibile con il cinema fantascientifico: basta essere un po’ appassionati dell’argomento per immaginare scenari da videogioco nell’ipotesi più semplicistica, situazioni carpenteriane in quella più entusiastica (del resto Carpenter è il padre inconsapevole della retrowave e qui ogni tanto si sentono delle consonanze). Considerato che Split Music lavora proprio col mondo dei trailer, specie quelli dei film di genere, ecco che ci si trova a pensare che Régimbeau abbia deciso di mettere in circolazione un po’ di library music a sua firma e magari di farci su qualche euro coi diritti d’uso. Attenzione, però, noi italiani sappiamo che è proprio in questo tipo di lavori che si trovano un sacco di pietre preziose: qui, ad esempio, “Falling Stars”, un vero e proprio volo sulla superficie lunare, “Solar Dance”, le cui pulsazioni sembrano commentare l’esplorazione a piedi di qualche pianeta sconosciuto, o ancora “Waves”, malinconica, che sembra appunto il sottofondo ideale per abbandonare un pianeta morente.